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Morte di Noa Pothover, la smentita: non è morta per l’eutanasia ma si è lasciata morire di fame

Noa Pothoven non è morta di eutanasia, ma di disperazione. È morta di strette allo stomaco e di logorio interno, di deterioramento muscolare e di perdita delle forze. La ragazza si è alsciata morire di fame e di sete.

Noa Pothover, morta di fame e di sete

La ragazza, che ha raccontato la sua storia in un libro, non si era mai ripresa dalle conseguenze di quelle violenze: soffriva di depressione e anoressia e due anni fa aveva chiesto a una clinica specializza di essere sottoposta a eutanasia, che in Olanda è legale. La clinica aveva rifiutato la sua richiesta. La 17enne da tempo non ce la faceva più e «sentendo di non avere nessun’altra opzione» ha deciso di «rifiutare acqua e cibo». La sorella di Noa ha annunciato domenica che la ragazza è morta.

Negli ultimi giorni è stata seguita da un gruppo di esperti e medici che le hanno somministrato cure palliative per non farla soffrire. Tecnicamente quindi non si tratta di eutanasia (che richiede un intervento attivo dei medici per porre fine alla vita del paziente) né di suicidio assistito (in cui i medici forniscono ai pazienti le sostanze per porre fine alla loro vita, che poi i pazienti assumono autonomamente).

La scelta di Noa è invece più simile a un rifiuto delle cure.

Noa era in grado di intendere e di volere, non era affetta da una malattia fisica ma da una grave patologia psichica invalidante e ha scelto volontariamente di non mangiare e bere più. In passato la ragazza, che soffriva di una grave forma di anoressia, era stata nutrita forzatamente. Poi la famiglia ha deciso di non opporsi alla sua volontà.

Una scelta comunque destinata a fare discutere.

Il ministero della Salute olandese ha avviato «un’ispezione sanitaria per verificare se è necessario aprire un’indagine» vera e propria sul caso. L’ispezione, ha precisato mercoledì pomeriggio all’Ansa il portavoce del ministero, non riguarda l’eutanasia, ma intende accertare «il tipo di cure ricevute da Noa e se ci sia stato qualche errore» nei trattamenti somministrati. Al termine di questa prima verifica, il ministero deciderà se procedere con un’indagine ufficiale.

 

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