Una nuova variante Covid minaccia Xec, attualmente la più diffusa a livello globale: «LP.8.1 sfugge agli anticorpi». Cosa dicono gli esperti e quali sono le implicazioni per i vaccini. Secondo un’analisi condotta dal laboratorio di Yunlong Cao, presso il Biomedical Pioneering Innovation Center (Biopic) della Peking University di Pechino, questo ceppo è quello da tenere sotto osservazione, poiché potrebbe diventare la prossima sfida da affrontare.
Covid, una nuova variante minaccia XEC
Tra le nuove varianti di Covid che mettono a rischio XEC, attualmente la più diffusa a livello globale, spicca LP.8.1, che sembra avere maggiori probabilità di affermarsi. Secondo un’analisi condotta dal laboratorio di Yunlong Cao, presso il Biomedical Pioneering Innovation Center (Biopic) della Peking University di Pechino, questo ceppo è quello da tenere sotto osservazione, poiché potrebbe diventare la prossima sfida da affrontare. Attualmente, ad esempio, negli Stati Uniti «rappresenta circa il 10% dei casi», sottolinea anche lo scienziato Eric Topol, vicepresidente esecutivo di Scripps Research e fondatore e direttore del Scripps Research Translational Institute. Inoltre, LP.8.1 presenta un significativo vantaggio in termini di crescita.
La nuova variante che minaccia Xec
Secondo l’analisi condotta da Cao e colleghi, LP.8.1 ha mostrato un’evasione immunitaria umorale simile a quella di XEC, ma ha evidenziato una «notevole maggiore efficienza nel coinvolgimento di Ace2», il recettore che funge da ‘porta’ per l’ingresso del virus nelle cellule umane, «il che favorisce la sua rapida proliferazione».
Le varianti XEC e KP.3.1.1 hanno superato KP.3, diventando i lignaggi di Covid predominanti a livello globale grazie alle loro mutazioni uniche nel dominio Ntd. Tuttavia, ora – spiegano i ricercatori nel loro studio disponibile sul portale ‘Biorxiv’, in una versione non ancora sottoposta a revisione tra pari – diversi sottolignaggi emergenti della famiglia JN.1, come LF.7.2.1, MC.10.1, NP.1 e, in particolare, LP.8.1, hanno dimostrato di avere vantaggi di crescita superiori rispetto a XEC.
Cosa affermano gli scienziati
Nel dettaglio, gli autori sottolineano che «LF.7.2.1 presenta un’invasività immunitaria significativamente superiore rispetto a XEC», principalmente a causa di una mutazione che le permette di eludere gli anticorpi neutralizzanti. «Tuttavia, la sua bassa affinità di legame con Ace2 ne limita sostanzialmente la capacità di sostituire XEC».
«Analogamente, MC.10.1 e NP.1 hanno dimostrato una notevole evasione immunitaria anticorpale», attribuibile a un’altra mutazione, «ma la loro scarsa efficienza di interazione con Ace2 ha ridotto il loro potenziale di crescita». I ricercatori concludono che «questi risultati evidenziano il compromesso tra evasione immunitaria ed efficienza di interazione con Ace2 nell’evoluzione di Sars-CoV-2, sottolineando l’importanza di monitorare LP.8.1 e i suoi lignaggi discendenti».
Era inclusa tra le varianti sotto osservazione speciale. Questa variante era stata inserita nel gruppo delle varianti monitorate con attenzione dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Durante un aggiornamento sulla formulazione dei futuri vaccini, l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite aveva confermato la situazione delle varianti, dominata dalla vasta famiglia JN.1. Sebbene avesse sottolineato la continua crescita di XEC a livello globale, aveva anche menzionato l’esistenza di «altre varianti» derivate da JN.1, attualmente in proporzioni ridotte, ma con mutazioni che potrebbero conferire loro un vantaggio rispetto a XEC. Tra queste varianti c’era LP.8.1, insieme a «NP.1 e LF.7.2». Le mutazioni che hanno suscitato l’interesse degli esperti dell’Oms «potrebbero offrire una maggiore capacità di evasione immunitaria rispetto a XEC». La conclusione era che queste varianti continueranno a essere monitorate e studiate.
Bassetti: ci sono molte armi a disposizione
Riguardo al Covid, Matteo Bassetti, direttore delle Malattie infettive presso l’ospedale policlinico San Martino di Genova, ha dichiarato all’Adnkronos Salute che «ci saranno nuove varianti che potrebbero parzialmente eludere l’immunità fornita dai vaccini. Tuttavia, oggi il Sars-CoV-2 è un virus che ha subito notevoli cambiamenti». Bassetti ha commentato le affermazioni dell’Oms sui rischi legati all’emergere di nuove varianti «derivate da JN.1», attualmente presenti in basse proporzioni, ma dotate di mutazioni che potrebbero conferire loro un vantaggio rispetto a XEC.
«È come se i coronavirus precedenti, dopo aver circolato negli ultimi cinque anni, avessero finalmente trovato esseri umani in grado di ‘riconoscere’ questo virus, poiché, avendo avuto contatti, hanno sviluppato anticorpi. Oggi, il Covid e le nuove varianti rappresentano sicuramente un problema, ma riguardano in particolare una specifica parte della popolazione: mi riferisco agli over 80-85 e agli immunodepressi, come coloro che assumono cortisone in modo cronico, i trapiantati o i pazienti affetti da leucemia. È importante sottolineare che per queste persone anche il virus respiratorio sinciziale e altri virus respiratori possono costituire un rischio significativo.»
L’Organizzazione Mondiale della Sanità menziona le varianti «LP.8.1, NP.1, LF.7.2», attualmente classificate come «varianti monitorate e/o caratterizzate». Secondo Bassetti, «i virus rappresentano un problema per chi non dispone di un sistema immunitario adeguato». Tuttavia, «per quanto riguarda il Covid, abbiamo a disposizione terapie efficaci, quindi oggi possiamo affrontare il Sars-CoV-2 con ottimismo. Si tratta di un ‘problema non problema’ e, con l’avvicinarsi del quinto anno, è davvero giunto il momento di voltare pagina», sottolinea l’infettivologo.