Cronaca

Nuove linee guida per la diagnosi dell’obesità: superato il vecchio concetto di BMI

Detenzione illegale armi arresto medico Torre Greco
Immagine di repertorio
Detenzione illegale armi arresto medico Torre Greco

L’obesità, definita una “epidemia silenziosa” che colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo, è al centro di nuove indicazioni diagnostiche stabilite da una Commissione internazionale di esperti. I risultati del lavoro, sostenuto da oltre 75 associazioni mediche, sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology e introducono criteri innovativi per identificare questa condizione patologica, andando oltre l’uso esclusivo dell’Indice di Massa Corporea (BMI).

Salute, nuove linee guida per la diagnosi di obesità

Gli esperti hanno fissato 18 criteri diagnostici per gli adulti e 13 per bambini e adolescenti, superando i limiti del BMI, ritenuto insufficiente per valutare lo stato di salute. Oltre al BMI, sarà necessario considerare parametri aggiuntivi, come la misurazione del grasso corporeo tramite circonferenza vita o scansioni Dexa (densitometria ossea). Inoltre, viene introdotta una distinzione tra obesità clinica e obesità pre-clinica.

  • Obesità clinica: una malattia cronica associata a disfunzioni d’organo causate dall’accumulo di grasso.
  • Obesità pre-clinica: una condizione che presenta un rischio per la salute, ma senza manifestazioni patologiche evidenti.

I criteri comprendono sintomi come dispnea, insufficienza cardiaca, dolori articolari (ginocchia e anche) e segni di disfunzioni organiche che possono variare tra adulti e bambini. Questo nuovo approccio consentirà di evitare sovradiagnosi e personalizzare i trattamenti, garantendo un accesso tempestivo alle cure per chi ne ha effettivamente bisogno.

La necessità di superare il BMI

Francesco Rubino, presidente della Commissione e docente al King’s College di Londra, sottolinea che il BMI non rappresenta una misura affidabile di salute: “La nostra riformulazione riconosce la realtà complessa dell’obesità. Alcuni individui con obesità possono mantenere una buona salute, mentre altri sviluppano rapidamente patologie gravi. Il nuovo approccio permetterà di identificare meglio chi ha bisogno di cure immediate e di allocare razionalmente le risorse sanitarie”.

Anche Robert Eckel, dell’Università del Colorado, evidenzia le limitazioni del BMI: “Il grasso accumulato a livello del punto vita o intorno agli organi interni, come fegato e cuore, è più pericoloso rispetto al grasso sottocutaneo. Tuttavia, il BMI non sempre rileva queste differenze, lasciando alcuni individui non diagnosticati”.

Un passo contro lo stigma

Il riconoscimento dell’obesità come malattia, soprattutto nella sua forma clinica, rappresenta un progresso per ridurre lo stigma associato a questa condizione. Geltrude Mingrone, responsabile dell’UOC Patologie dell’Obesità del Policlinico Universitario Gemelli IRCCS, sottolinea l’importanza di includere questa nuova visione nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per garantire trattamenti adeguati.

Tuttavia, il problema dello stigma resta una sfida. Joe Nadglowski, membro della Commissione e rappresentante dei pazienti della Obesity Action Coalition USA, evidenzia la necessità di formare meglio gli operatori sanitari e i decisori politici: “Serve maggiore consapevolezza per affrontare lo stigma e garantire che tutti i pazienti ricevano le cure di cui hanno bisogno”.