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Nuovo codice della strada: cosa cambia per i consumatori di cannabis (rischio di ritiro della patente anche in assenza di alterazione)

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Foto di repertorio

Nuovo codice della strada: cosa cambia per i consumatori di cannabis (rischio di ritiro della patente anche in assenza di alterazione). Oltre a sanzioni più severe e nuove regole per i monopattini, il testo approvato dal Parlamento il 20 novembre, nonostante le critiche degli esperti – che sostengono che avrà un impatto limitato sulla riduzione degli incidenti stradali – prevede una novità che consente il ritiro della patente per chi fa uso di cannabis e altre sostanze illegali, anche quando si trova alla guida in condizioni di piena sobrietà.

Nuovo codice della strada: cosa cambia per i consumatori di cannabis

Il nuovo codice della strada elimina l’obbligo di dimostrare uno stato di alterazione per procedere al ritiro della patente. Inoltre, i test possono risultare positivi anche a distanza di giorni. Tra le numerose modifiche introdotte dal nuovo codice della strada, una in particolare suscita preoccupazione tra coloro che consumano o hanno consumato cannabis. Oltre a sanzioni più severe e nuove regole per i monopattini, il testo approvato dal Parlamento il 20 novembre, nonostante le critiche degli esperti – che sostengono che avrà un impatto limitato sulla riduzione degli incidenti stradali – prevede una novità che consente il ritiro della patente per chi fa uso di cannabis e altre sostanze illegali, anche quando si trova alla guida in condizioni di piena sobrietà. Per procedere al ritiro della patente, le forze dell’ordine non saranno più tenute a provare che l’individuo sia stato colto alla guida in uno «stato di alterazione psico-fisica». Sarà sufficiente un test che attesti l’assunzione di marijuana o di altre sostanze stupefacenti illegali per sospendere la patente della persona coinvolta per un massimo di tre anni.

Nuovo codice della strada: test per il rilevamento del consumo di cannabis

I consumatori di cannabis e di altre sostanze sono preoccupati per i test utilizzati per verificare il loro uso. Per quanto riguarda il THC, il principio attivo della marijuana, si ricorre frequentemente a test salivari, i quali possono risultare positivi anche fino a tre giorni dopo l’assunzione della sostanza. Ciò implica che una persona potrebbe tornare da un viaggio in Olanda domenica sera, mettersi alla guida mercoledì mattina e, se fermata, rischiare di vedersi ritirare la patente a causa del consumo di THC avvenuto nel fine settimana. La situazione diventa ancora più grave con altri tipi di test: nelle urine, il THC può rimanere rilevabile fino a un mese dopo l’ultima assunzione, nei capelli fino a tre mesi e nel sangue fino a tre settimane. Inoltre, a differenza di quanto avveniva in passato, le forze dell’ordine non sono più tenute a portare la persona davanti a un medico per verificare il suo stato di alterazione psicofisica, come riportato da Il Post.

Salvini: «Se ti fai di canne, ti revoco la patente anche se sei sobrio»

Le associazioni antiproibizioniste, come Meglio Legale, criticano la norma che, a loro avviso, trasformerebbe ingiustamente un illecito amministrativo (il consumo di cannabis per uso personale) in un reato, senza che ci sia un fatto concreto e tangibile (la guida in stato di alterazione), requisito essenziale per definire un reato secondo la legislazione italiana. Secondo Meglio Legale, questa situazione solleva interrogativi di costituzionalità, e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini sembra esserne consapevole: «Il messaggio è chiaro: se ti fai di canne, ti prendi delle pasticche in discoteca o sniffi per divertimento e poi ti metti alla guida, che tu sia lucido o meno, ti revoco la patente e non la riavrai per tre anni», aveva affermato parlando del nuovo codice della strada nell’estate del 2023.

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