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Delitto Alice Scagni, la telefonata shock del fratello-killer al padre: “Dove sono Gianluca e tua figlia?”

Emergono nuovi e inquietanti particolari sull’omicidio di Alice Scagni, ci sarebbe stata una telefonata del fratello-killer Alberto al padre poche ore prima del femminicidio avvenuto a Genova sotto casa della giovane madre. Per i genitori la polizia contattata subito dopo non avrebbe accolto la loro richiesta di aiuto.

Omicidio Alice Scagni, la telefonata shock del fratello al padre

Lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Sai dove cazzo sono?“. Si conclude così la telefonata shock di quella tragica serata del primo maggio tra Alberto Scagni, 42 anni, che da mesi manifestava segni di disagio mentale, e suo padre. Quella stessa sera la 34enne, giovane madre, viene accoltellata dal fratello stesso.

La chiamata al 112

Conclusa la chiamata con Alberto, il padre terrorizzato contatta subito il 112 poiché teme per la vita della figlia e del genero Gianluca Calzona. Ma la telefonata alla polizia non finisce come sperato: “Nessun pericolo imminente”, nonostante ci fossero stati segni di offese, insulti e soprattutto minacce.

I genitori non si danno pace

Da quella tragica sera i genitori non si danno pace e avviano una dura lotta con autorità, igiene mentale e magistratura, inviando anche una lettera al procuratore di Genova chiedendo che vengano rese pubbliche le loro richieste di aiuto. La procura ha aperto un’inchiesta per omissione d’atti d’ufficio e di denuncia e nelle settimane scorse ha ascoltato i poliziotti e i sanitari coinvolti.

Il compleanno di Alberto

Nelle scorse ore era il compleanno del killer che si trova in carcere. Per l’occasione la mamma ha scritto un messaggio tramite Facebook: “42 anni fa, giusto a quest’ora (22.45) ero mamma entusiasta e orgogliosa di Alberto. Poi non ci è toccata in sorte la vita facile e felice a cui ho fantasticato tutta notte il 25 agosto 1980. Ma non meritavamo di essere abbandonati a un destino distruttivo, non meritavamo che nessuno volesse ascoltare E DARE AIUTO al grido di rabbiosa disperazione di questa telefonata che nessuno si è fatto carico di ascoltare il Primo Maggio. Eppure l’abbiamo implorato al 112. Fate ascoltare il nostro grido, o vi vergognate?”.

“Quel che è peggio, c’è stato scherno della preoccupazione e della paura di una madre del proprio stesso figlio: alla richiesta di controllare lo stato di evidente pericolosità di mio figlio mi è stato risposto da un Agente della Polizia di Stato: SIGNÓ, E NON FAMOLA TRAGICA!. Ho chiesto aiuto, non lo hanno curato”.

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