Monica Milite e suo figlio, Massimiliano Palmieri, attualmente sotto processo per l’omicidio di Ciro Palmieri avvenuto a Giffoni Valle Piana nel luglio 2022, hanno testimoniato davanti alla Corte di Assise di Salerno, descrivendo il clima di terrore in cui erano costretti a vivere. Rispondendo alle domande dei propri difensori, degli avvocati della parte civile e del pubblico ministero, hanno raccontato gli abusi subiti da Ciro Palmieri, un uomo descritto con una doppia personalità: amorevole in alcune situazioni, ma violento e aggressivo in altre come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Omicidio Ciro Palmieri, il racconto di Monica Milite e del figlio
Monica Milite ha riferito di essere stata vittima di continue violenze fisiche e psicologiche. “Bastava un nonnulla per farlo infuriare” ha dichiarato, spiegando che anche un semplice errore in cucina scatenava la rabbia del marito. Ha raccontato di essere stata costretta ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà e di essere stata isolata dalla sua famiglia per anni, vivendo praticamente reclusa in casa.
Quando il marito usciva di notte per lavoro, chiudeva la moglie e i figli in casa, limitando ulteriormente la loro libertà. Milite ha anche spiegato perché non avesse lasciato Palmieri dopo anni di abusi, ricordando un episodio in cui lui minacciò di uccidere il figlio più piccolo per evitare che lei potesse denunciarlo. Ha ammesso di aver ritrattato una denuncia per maltrattamenti presentata tra il 2014 e il 2015, per paura di ritorsioni da parte del marito.
Sia Milite che il figlio Massimiliano hanno cercato di spiegare perché non avessero chiesto aiuto alle forze dell’ordine dopo l’omicidio. La donna ha detto di aver avuto paura, tentando di inscenare una fuga volontaria del marito, mentre Massimiliano ha raccontato che, dopo aver reso inoffensivo il padre, non riuscirono a fermarsi: “Eravamo terrorizzati. Se avessimo smesso, ci avrebbe uccisi tutti, era la prima volta che mia madre si ribellava”. Il corpo di Ciro Palmieri, mutilato, fu ritrovato in un’area boschiva lungo la strada provinciale 25 di Giffoni. Oltre a Monica Milite e Massimiliano Palmieri, un altro figlio minorenne, coinvolto nell’omicidio, è già stato condannato con rito abbreviato.