Continuano le indagini sull’omicidio di Emanuele Durante: le ultime ore del 20enne ucciso in via Santa Teresa degli Scalzi nel pomeriggio di sabato 15 marzo e la verità che emerge dalle chat del cellulare. Salva per miracolo la fidanzata che era con la vittima in auto. Si analizzano anche le immagini di videosorveglianza. Lo riporta Il Mattino.
Omicidio di Emanuele Durante: le ultime ore e la verità nelle chat
Emanuele Durante, il ventenne colpito a morte da colpi di pistola a bruciapelo sabato pomeriggio in via Santa Teresa degli Scalzi, non era in moto, ma a bordo della sua Smart. Era in compagnia della fidanzata quando il killer, probabilmente in compagnia di un complice su uno scooter, lo ha seguito per centinaia di metri prima di scegliere il momento opportuno per agire. L’attacco è avvenuto quando Emanuele è stato costretto a rallentare all’altezza di un distributore di carburante a causa di un ingorgo di auto ferme a un semaforo, permettendo così al suo aggressore di portare a termine la sua missione mortale tra la folla.
La ragazza seduta accanto al conducente è miracolosamente rimasta illesa. Ha vissuto un’esperienza ravvicinata con la morte e, in uno stato comprensibile di shock, ha inizialmente cercato di fuggire, per poi tornare a bordo con un passante che ha capito che il giovane stava morendo. Con grande spirito di altruismo, quest’ultimo si è precipitato al volante della stessa Smart per portarlo all’ospedale Pellegrini. Ora, la giovane è diventata il principale testimone del crimine. È già stata interrogata dai carabinieri della compagnia “Stella”, che insieme ai colleghi del nucleo investigativo del comando provinciale stanno conducendo le indagini. Non si esclude che possa essere ascoltata nuovamente nelle prossime ore. Gli investigatori mantengono il massimo riserbo, operando sotto il coordinamento della Procura.
Le ultime ore
Un’indagine complessa che, sabato, ha richiesto diverse ore per arrivare a una prima ricostruzione dettagliata dei fatti. Sono in corso verifiche e approfondimenti sia per ricostruire le ultime ore di vita di Emanuele, sia per comprendere il contesto delle sue amicizie e frequentazioni, che potrebbero averlo condotto su una strada pericolosa e sbagliata. Il giovane risiedeva nella zona dei Tribunali e, con ogni probabilità, aveva contatti con ragazzi molto giovani, inclini a cercare scontri anche con coetanei di altri quartieri. Qui si intreccia un’ipotesi investigativa che, con il passare del tempo e l’emergere di nuovi elementi di prova, potrebbe riportare alla mente il clima di guerriglia urbana e tragedie già vissute, a partire da quella di Emanuele Tufano, ucciso in un contesto di “war games” tra bande di adolescenti.
Il cellulare
Un elemento cruciale della verità potrebbe trovarsi nel cellulare della vittima. Grazie a tecniche investigative avanzate, i militari dell’Arma sono in grado di recuperare anche file e dati eventualmente eliminati. Nelle conversazioni delle chat, Emanuele potrebbe aver fatto riferimenti a situazioni utili per ricostruire il contesto delle sue amicizie (e possibili inimicizie), di conflitti e potenziali scenari di attrito con altre persone. Inoltre, le testimonianze raccolte dai carabinieri, insieme alle immagini delle telecamere di sorveglianza stradale, in grado di registrare le targhe dei veicoli (e forse anche quella della moto dei sicari), potrebbero fornire ulteriori indizi per delineare l’identikit dell’assassino.
In aggiunta, si segnala che attualmente gli investigatori escludono la possibilità di un errore di persona: Emanuele era il bersaglio di chi ha aperto il fuoco, colpendolo a un polmone. Sullo sfondo rimangono comunque aperte altre ipotesi, tra cui quella di un debito nei confronti della microcriminalità locale e quella legata a motivi personali. Nelle prossime ore, il corpo del ventenne sarà sottoposto ad autopsia, già ordinata dal pubblico ministero.