Filippo Turetta reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa con 75 coltellate, l’11 novembre 2023, è stato condannato all’ergastolo. La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio di oggi, 3 dicembre, dai giudici della corte d’Assise di Venezia al termine di una camera di consiglio durata circa cinque ore. Presente in aula Gino Cecchettin, papà di Giulia.
Omicidio Giulia Cecchettin, condannato all’ergastolo Filippo Turetta
L’udienza, la quinta, prevedeva inizialmente le repliche del Pm, delle parti civili all’arringa della difesa e l’eventuale controreplica, che però non ci sono state. Il presidente Stefano Manduzio ha quindi dichiarato chiusa la fase dibattimentale.
Filippo Turetta è presente in aula, così come il padre di Giulia, Gino Cecchettin. Turetta era accusato di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà, dal rapporto affettivo e dallo stalking, di sequestro di persona e occultamento di cadavere. La Corte d’Assise di Venezia lo ha condannato all’ergastolo escludendo però le aggravanti della crudeltà e dello stalking.
Le ammissioni di Filippo Turetta
Nella scorsa udienza del 25 novembre Filippo Turetta ha reso delle ammissioni spontanee.
“Volevo stare insieme, noi due soli. Passare del tempo assieme, prima eventualmente di toglierle la vita, anche se non lo avevo ancora deciso” ha dichiarato Turetta. Nel corso del suo interrogatorio non hai mai pronunciato il nome di Giulia Cecchettin, pur lasciandosi andare a frasi pesanti come “l’ho uccisa”, e poi “ho nascosto il corpo”. L’imputato ha aggiunto: “Nell’abbandonare il corpo l’ho coperto perché non volevo venisse trovato, era in condizioni tali che volevo evitare che venisse visto com’era ridotto”.
“Ho provato a uccidermi con un sacchetto di plastica in testa ma non ci sono riuscito“, ha detto ancora Turetta. “Perché non usare – ha chiesto il Pm Andrea Petroni – le forbici che aveva in auto a portata di mano, o i due coltelli da cucina che aveva con sé?”. Quesiti a cui Turetta non ha saputo rispondere.
“In macchina avevo preso il cellulare di Giulia per allontanarlo da lei, per spegnerlo insomma. Poi, dopo Fossò, l’ho buttato dal finestrino, assieme al coltello, mi pare in un fossato, un piccolo canale che circonda un terreno, ma non ricordo con precisione dove”. Così Filippo Turetta, ha risposto al pm Petroni sul particolare del telefonino di Giulia Cecchettin, finora mai ritrovato. “Stavo guidando – ha aggiunto – e non ricordo bene, ho gettato questi due oggetti, in un fossato, mentre ero su una strada secondaria”.
Le parole di Gino Cecchettin
“Abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri. È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani, la violenza di genere va combattuta con la prevenzione, non con le pene. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente rispetto a ieri o a un anno fa”. Queste le parole di Gino Cecchettin, riportate da Il Corriere, dopo la sentenza.