“Ho pensato di toglierle la vita.” Queste le parole di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, in risposta al pm di Venezia, Andrea Petroni, che gli chiedeva se, compilando una lista il 7 novembre con gli strumenti per legarla e i coltelli, avesse già progettato il delitto. “Scrivendo quella lista, ho ipotizzato questo piano, l’idea di stare insieme e farle del male,” ha dichiarato dal banco degli imputati. “Ero arrabbiato, avevo tanti pensieri. Sentivo un forte risentimento per i nostri litigi e per il brutto periodo che stavamo attraversando. Volevo tornare insieme a lei e, in un certo senso, scrivere quella lista mi dava sollievo e mi faceva pensare che le cose potessero cambiare.”
Omicidio Giulia Cecchettin, la confessione di Filippo Turetta in aula
Turetta, davanti alla Corte d’assise, ha ammesso nuovamente di aver commesso femminicidio. Le sue risposte sono incerte, con lo sguardo basso e frasi brevi, mostrando segni di confusione mentre evita il contatto visivo con il pubblico e i banchi. “Voglio raccontare tutto quello che è successo… Ho fatto ricerche su ‘scotch resistente’ e ‘manette professionali’ per immobilizzarla dopo averla rapita. Ho anche acquistato online lo scotch e una cartina stradale,” ha aggiunto.
Il giovane, accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza e stalking, ha attraverso il suo avvocato presentato una memoria. “Proverò a raccontare tutto nella maniera più accurata possibile,” ha letto in aula il pm. Turetta ha raccontato di aver iniziato a scrivere “di getto” a partire da “febbraio/marzo” e, rileggendo, si è accorto di dettagli che avrebbe altrimenti dimenticato.
Tra le parti civili in aula era presente anche il padre di Giulia, Gino Cecchettin, mentre la sorella Elena era assente. “Oggi e lunedì non parteciperò in aula, non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Da oltre 11 mesi ho incubi e il mio sonno è irrequieto. La mia salute mentale e fisica ne hanno risentito, ho perso il conto delle visite mediche. Seguirò il processo a distanza tramite i miei legali, ma partecipare sarebbe per me una fonte di stress enorme e dovrei rivivere tutto ciò che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non me la sento.”