Non ci sarebbe stata premeditazione dietro l’omicidio di Giulia Tramontano: dunque, Alessandro Impagnatiello non avrebbe premeditato di uccidere la fidanzata, al settimo mese di gravidanza. Nelle scorse ore, la giudice per le indagini preliminari Angela Minerva ha confermato la misura della detenzione in carcere, escludendo però l’aggravante della premeditazione che era stata contestata dalla Procura di Milano.
Omicidio Giulia Tramontano: perché è estata esclusa la premeditazione
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il barman milanese avrebbe pianificato l’omicidio come confermato dalle ricerche che l’indagato aveva effettuato su Internet poco prima del delitto. La tesi, però, non è stata convalidata dalla giudice. In particolar modo, nell’ordinanza di conferma del fermo, la gip spiega che per la giurisprudenza
“l’aggravante si compone di due elementi costituitivi “un apprezzabile intervallo temporale tra l’insorgenza del proposito delittuoso e la sua attuazione, tale da consentire una ponderata riflessione sulla decisione presa e sull’opportunità del recesso” e la natura “ferma e irrevocabile della risoluzione criminosa, che deve perdurare senza soluzione di continuità nell’animo dell’agente fino alla commissione del reato”.
Perché è stata esclusa l’aggravante della premeditazione
È necessario sottolineare che c’è una differenza tra la premeditazione e la “preordinazione“. La premeditazione, infatti, prevede un radicamento costante del proposito omicida che è confermato da un precedente e attento “studio delle occasioni e opportunità per l’attuazione, un’adeguata organizzazione di mezzi e la predisposizione delle modalità esecutive”.
La “preordinazione”, invece, si configura quando c’è un’organizzazione minima dei mezzi “necessari all’esecuzione” che avviene però nella fase “immediatamente precedente”.
Le ricerche di Alessandro Impagnatiello su internet
Impagnatiello avrebbe effettuato una ricerca via web per capire come disfarsi del corpo. Per ben due volte ha provato a bruciarlo, senza però riuscirci. Poi lo ha buttato in un vano dietro alcuni garage a Senago. La Procura, oltre all’omicidio aggravato e all’occultamento di cadavere, gli contesta la premeditazione.
Il collegamento con Alberto Stasi
Tra le ricerche che hanno suscitato più sospetti c’è anche quella di “Alberto Stasi Bollate“: il 30enne ha cercato informazioni sul ragazzo rinchiuso nel carcere di Bollate dal dicembre 2015 con l’accusa di aver ucciso il 13 agosto del 2007 a Garlasco la fidanzata Chiara Poggi.