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Omicidio Capezzuti, i giudici svelano: “Il figlio di Barbara succube della madre”

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Marzia Capezzuti

Marzia Capezzuti, sebbene fosse sotto la tutela dei Servizi sociali di Pontecagnano, era completamente sconosciuta ai carabinieri della locale stazione, come dichiarato in aula dal maresciallo De Chiara, all’epoca comandante della stazione. Questo è emerso durante la prima udienza del processo contro Barbara Vacchiano e Damiano Noschese, accusati dell’omicidio di Marzia, oltre che di occultamento di cadavere, maltrattamenti, sevizie, sequestro di persona e uso fraudolento del Bancoposta della vittima come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Omicidio Marzia Capezzuti: il figlio di Barbara succube della madre

L’udienza coincide con il deposito delle motivazioni della condanna del loro figlio minorenne, già giudicato in via immediata e condannato a sedici anni. Nonostante il ragazzo sia stato ritenuto capace di partecipare al processo e comprendere le sue conseguenze, i giudici del Tribunale dei Minori hanno riconosciuto una lieve disabilità intellettiva e un livello cognitivo inferiore rispetto ai suoi coetanei.

Le motivazioni della sentenza evidenziano il forte condizionamento subito dal giovane a causa dell’ambiente familiare disfunzionale e degradato in cui è cresciuto, influenzato in particolare dalla madre. Pur senza precisare il ruolo esatto del minore nell’omicidio, i giudici ritengono che il ragazzo abbia agito su istigazione della madre, partecipando al trasporto del cadavere e al suo occultamento. È stato accertato che il giovane fosse presente al momento del crimine, avendo ammesso la sua corresponsabilità nelle confessioni stragiudiziali fatte alla sorella e descritto dettagliatamente i fatti.

Il processo

Barbara Vacchiano e Damiano Noschese erano presenti in aula durante l’udienza in Corte d’Assise. Nel corso del procedimento, il maresciallo De Chiara ha spiegato di non essere mai stato informato della presenza di Marzia durante le verifiche presso l’abitazione dei Noschese, né quando si recavano per controllare Vito Noschese, figlio di Barbara, che si trovava agli arresti domiciliari. Non fu mai effettuata una perquisizione. Tra i difensori degli imputati vi sono gli avvocati Luigi Capaldo, Giuseppe Russo, Gentile Nicodemo e Carmela Landi, che rappresentano anche la parte civile.

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