Cronaca

Omicidio Serena Mollicone, un giallo lungo 20 anni | La tesi della Procura: “Serena uccisa in caserma” 

Venti anni fa l’assassinio di Serena Mollicone, un omicidio su cui restano ancora molti punti oscuri, ma prima di tutto un femminicidio su cui si è indagato a lungo e male e per il quale si attende da tempo giustizia.

Omicidio Serena Mollicone, 20 anni fa il delitto

Serena scompare la mattina del 1 giugno del 2001. Esce presto per andare all’ospedale di Sora e non fa più ritorno a casa. All’ora di pranzo il padre, Guglielmo, maestro elementare e titolare di una cartoleria ad Arce, inizia a preoccuparsi e nel pomeriggio ne denuncia la scomparsa ai carabinieri.

Cominciano le ricerche e due giorni dopo – il 3 giugno – il corpo della ragazza viene trovato vicino a un mucchio di rifiuti in un boschetto all’Anitrella. Qualcuno ha cancellato il sorriso meraviglioso di Serena che è ritrovata con mani e piedi legati da nastro adesivo e fil di ferro, e un sacchetto di plastica del supermercato in testa.

Chi la uccise – presumibilmente quella mattina – ne trasportò il corpo nel boschetto dell’Anitrella, a pochi chilometri da Arce, dove la 18enne viveva col padre che – dopo anni di battaglie per la verità sulla morte della figlia – è morto nel 2020 un anno prima dell’inizio del nuovo processo.

Prima udienza

La prima udienza si è celebrata il 19 marzo, a porte chiuse nel Tribunale di Cassino, davanti alla Corte d’Assise, mentre le altre si sono tenute in un’aula dell’università. Dopo 20 anni sono ancora oltre 200 le testimonianze in elenco, con le analisi delle prove che si formeranno in dibattimento. Ma sono state 1.137 in 18 anni di indagine.

Sul banco degli imputati l’ex maresciallo dei Carabinieri, all’epoca del delitto Comandante della stazione di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Annamaria e il maresciallo Vincenzo Quatrale, che sono accusati di concorso in omicidio. Quatrale, inoltre, è accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi mentre l’appuntato Francesco Suprano deve rispondere di favoreggiamento.

A Serena oggi a Sora è stato intitolato l’Auditorium di un liceo. ”È una dedica da parte della comunità”, ha detto la sorella e ancora: ‘Chi non ha parlato in questi anni parli, serena merita giustizia” e lo zio: ‘Verità è una e verrà fuori con processo, abbiamo fiducia’.

“C’è gente che continua ad amare e apprezzare Serena” – sottolinea Antonio Mollicone – “adesso c’è qualcuno che si è fatto più coraggio, magari anche perché liberato da situazioni minacciose e comincia a dire le cose. In tanti hanno capito dove sta il marcio in questo paese”.


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Il processo in 20 anni

6 FEBBRAIO 2003: A quasi due anni dal delitto viene arrestato il carrozziere Carmine Belli, che entra nella caserma dei Carabinieri con l’aria innocua e spaventata. Continua a ripetere di non essere lui il colpevole e di non sapere assolutamente nulla di quell’orribile delitto.

Ma nessuno gli crede e tre mesi dopo, a fine maggio 2003, la Procura di Cassino chiude le indagini e chiede il processo con l’accusa di omicidio volontario. Il 37enne viene rinviato a giudizio ma i suoi legali gli avvocati Romano Misserville e Silvana Cristoforo continuano a professare la sua innocenza e chiedono ufficialmente in una conferenza stampa, che si indaghi in ambienti più vicini alla famiglia di Serena.

14 GENNAIO 2004: Si apre il processo a Carmine Belli davanti alla Corte d’Assise di Cassino. Il carrozziere è accusato di aver ucciso e poi occultato il corpo di Serena Mollicone. La pubblica accusa chiama a testimoniare 57 persone, 150, invece, i testimoni chiamati in causa dai legali della difesa.

7 LUGLIO 2004: È l’ultimo capitolo del processo in primo grado a Carmine Belli. La difesa chiede l’assoluzione e la Corte d’Assise, presieduta dal giudice Biagio Magliocca, scomparso da qualche anno, si chiude in Camera di Consiglio e nello stesso pomeriggio, alle ore 18, esce con la sua sentenza: assolto.

29 SETTEMBRE 2005: Inizia a Roma il processo in Appello dopo il ricorso della Procura di Cassino. Carmine Belli però revoca la nomina ai suoi legali e il processo slitta. La Corte d’Assise di Appello, in attesa della nomina di nuovi difensori, dispone che Belli sia assistito da un difensore d’ufficio.

31 GENNAIO 2006: Il procuratore generale definisce illogica e contraddittoria l’assoluzione di Belli in primo grado e alla prima Corte d’Assise d’Appello di Roma, presieduta da Antonio Cappiello, chiede anche lui una condanna a ventitré anni di reclusione per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Secondo il rappresentante della pubblica accusa, l’imputato avrebbe più volte mentito e il suo alibi sarebbe falso. Nello stesso pomeriggio, dopo meno di due ore di Camera di Consiglio, il presidente Cappiello pronuncia la seconda sentenza di assoluzione per Belli, per insufficienza di prove. I familiari della studentessa uccisa vengono invece condannati al pagamento delle spese processuali.

6 OTTOBRE 2006: La Prima sezione penale della Cassazione respinge tutti i ricorsi, accoglie la tesi difensiva di Eduardo Rotondi, legale del carrozziere di Arce, e assolve definitivamente Carmine Belli.

28 MARZO 2008: il brigadiere Santino Tuzi rende alcune dichiarazioni su Serena Mollicone e racconta di averla vista entrare nella caserma dei carabinieri il 1 giugno 2001 ma di non averla vista uscire.

11 APRILE 2008: Santino Tuzi viene trovato morto nella sua auto in un bosco, ucciso da un colpo di pistola al petto. L’ipotesi è di suicidio. La figlia si dirà convinta del legame tra la morte del padre e “la verità sul caso di Serena Mollicone”. “Sono certa che mio padre sapesse qualcosa e che era stato minacciato di ritorsioni nei confronti della famiglia”, dice Maria Tuzi.

1 LUGLIO 2009: A 8 anni di distanza dall’assassinio di Serena Mollicone sembra spuntare un nuovo testimone. Una lettera con due fotografie viene recapitata alla redazione della trasmissione televisiva di RaiTre ‘Chi l’ha visto’. Nella missiva, rigorosamente anonima, una persona in due pagine scritte a mano riferisce alcuni momenti salienti che precedono la scomparsa della 18enne di Arce. L’anonimo testimone allega anche due fotografie.

27 GIUGNO 2011: Colpo di scena con l’iscrizione di alcune persone nel registro degli indagati dalla procura di Cassino per l’omicidio di Serena Mollicone. Gli indagati, quattro uomini e una donna, dovranno essere sottoposti al test del dna. Si tratta dell’ex fidanzato di Serena, Michele Fioretti e la madre Rosina Partigianoni (le cui posizioni vengono poi archiviate), l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco e un altro carabiniere, Francesco Suprano.

18 NOVEMBRE 2011: Iniziano negli uffici della Polizia scientifica a Roma le operazioni per repertare il materiale (capi di abbigliamento e altro) sul quale dovranno essere eseguiti esami e prelievi del dna nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio.

18 FEBBRAIO 2015: Dopo una serie di accertamenti prevalentemente tecnici, sia di tipo genetico/biologico, dattiloscopico ed in materia botanica, comprensivi di comparazione tra i profili genetici di centinaia di persone, per mancanza di prove certe, la procura di Cassino richiede l’archiviazione del procedimento.

13 GENNAIO 2016: In seguito all’opposizione dei familiari della vittima, il gup del Tribunale di Cassino, Angelo Valerio Lanna, dispone il proseguimento delle indagini, indicando quale “tema di approfondimento l’ipotesi investigativa dell’evento omicidiario all’interno della stazione dei carabinieri di Arce”.

30 LUGLIO 2019: la procura di Cassino chiede il rinvio a giudizio per cinque persone: si tratta del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, della moglie Anna Maria, del figlio Marco e del maresciallo Vincenzo Quatrale, che sono accusati di concorso nell’omicidio. Quatrale, inoltre, è accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Infine l’appuntato Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento.

13 NOVEMBRE 2019: comincia l’udienza preliminare davanti al gup di Cassino Domenico Di Croce che deve decidere sui rinvii a giudizio. Si costituiscono parte civile contro gli indagati i carabinieri, la figlia del brigadiere Santino Tuzi, Maria, il padre e la sorella di Serena Mollicone e altri familiari della 18enne.

26 NOVEMBRE 2019: Guglielmo Mollicone, il padre di Serena, viene colpito da un infarto e ricoverato all’ospedale Spaziani di Frosinone.

31 MAGGIO 2020: Il padre di Serena Guglielmo Mollicone muore in una struttura di lunga degenza a Veroli, in provincia di Frosinone.

24 LUGLIO 2020: A 19 anni dal delitto vengono rinviati a giudizio Franco Mottola, ex maresciallo dei carabinieri, all’epoca del delitto comandante della stazione di Arce, il figlio Marco, la moglie Annamaria e il maresciallo Vincenzo Quatrale, che sono accusati di concorso nell’omicidio. Quatrale, inoltre, è accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi mentre l’appuntato Francesco Suprano dovrà rispondere di favoreggiamento.

19 MARZO 2021: Dopo un primo rinvio prende il via il processo ai 5 imputati davanti alla Corte d’Assise. La prima udienza si celebra nel Tribunale di Cassino poi per problemi di spazio legati anche all’emergenza covid il procedimento si sposta in un’aula dell’università. Al momento il processo è ancora in corso.