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Omicidio a Napoli, Antonio Esposito ucciso in un circolo ricreativo: la vittima aveva precedenti ma non aveva legami con i clan | LA PISTA E LA DINAMICA

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I carabinieri

Tragedia nella serata di ieri, mercoledì 29 gennaio, a Napoli dove si è consumato un omicidio in un circolo ricreativo in via Carbonara. Un uomo, Antonio Esposito di 33 anni, è stato ucciso a colpi di pistola. La vittima aveva precedenti per associazione a delinquere ma non risulta legato a nessun clan. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Omicidio a Napoli, Antonio Esposito ucciso in un circolo ricreativo

Un raid si è verificato all’interno di un circolo ricreativo in via Carbonara. Poco prima delle nove di sera, un uomo è stato colpito a colpi di pistola. Un proiettile lo ha raggiunto al fianco, causando gravi danni alla milza. Nonostante sia riuscito a raggiungere l’ospedale Pellegrini, per lui non c’è stato nulla da fare. È morto Antonio Esposito, 33 anni (nato il 22 ottobre 1991), già noto alle forze dell’ordine. Aveva precedenti per associazione per delinquere semplice, ma non sono emersi, almeno formalmente, legami con la camorra. Tuttavia, l’episodio fa ipotizzare un possibile regolamento di conti in ambiti legati alla criminalità organizzata.

Le tensioni in ospedale

Rimaniamo all’esterno dell’ospedale Pellegrini, dove si sono verificate scene già familiari alla cronaca locale. In pochi minuti, un gruppo di persone si è radunato davanti all’ospedale della Pignasecca, cercando di esercitare pressione in un modo che sembra ripetersi nel tempo, complicando il lavoro degli utenti dell’ospedale. Quando è giunta la notizia del decesso, la tensione è aumentata notevolmente. Fortunatamente, l’intervento delle forze dell’ordine ha permesso di riportare la situazione sotto controllo in breve tempo. È in corso un’inchiesta condotta dalla DDA di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, con i carabinieri della compagnia Stella e del reparto operativo del comando provinciale di Napoli impegnati nelle indagini.

Qual era il profilo della vittima? L’inchiesta prende avvio proprio dal luogo in cui si è consumato il delitto. Siamo in via Carbonara 103, all’interno di una sala giochi (i titolari sono ovviamente estranei all’episodio di sangue avvenuto ieri). Qui, Antonio Esposito si trovava da un po’ di tempo. È probabile che il killer (o i killer) abbiano atteso il momento opportuno per agire, sparando a distanza ravvicinata. Durante tutta la notte, i carabinieri hanno effettuato sopralluoghi sia all’interno del circolo ricreativo che all’esterno. Sono stati identificati alcuni familiari che lo hanno accompagnato in ospedale, mentre si sta cercando di recuperare le immagini delle telecamere presenti in via Carbonara.

Una zona centrale, un crocevia che collega Forcella alla Sanità, è sorvegliata da un sistema di videosorveglianza che potrebbe rivelarsi cruciale per ricostruire la dinamica del delitto e, naturalmente, per identificare i responsabili dell’agguato.

La pista

È facile dedurre che le indagini in corso siano collegate alla camorra. La zona è nota per essere sotto il controllo del clan Mazzarella, sebbene storicamente vi siano stati anche elementi legati al clan Contini, affiliato all’Alleanza di Secondigliano. Si tratta di questioni di geografia criminale che ora necessitano di ulteriori dettagli in relazione al delitto avvenuto la scorsa notte. Questo episodio conferma una tendenza emersa negli ultimi mesi riguardante la proliferazione delle armi da fuoco. Un fenomeno in crescita che rappresenta un’emergenza, nonostante i numerosi sequestri di armi effettuati dalle forze dell’ordine.

La dinamica

Dalle indagini condotte fino a tarda notte, emerge che i colpi sparati sono stati numerosi. Uno di essi è stato esploso a distanza ravvicinata. Chi ha premuto il grilletto lo ha fatto con l’intento di uccidere, mirando a colpire mortalmente il proprio obiettivo. È stato un attacco mirato, senza lasciare possibilità di scampo, il che porta a una prima conclusione investigativa: la vittima conosceva i suoi aggressori. Si sentiva al sicuro, almeno fino a quando non è stata estratta la pistola per aprire il fuoco. Anche in questa circostanza, molti spettatori erano presenti, ma non ci sono testimonianze.

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