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Omicidio Scagni, il marito di Alice: “Mi disse di non aver paura del fratello”

Si è svolta oggi la terza udienza nel processo per l’omicidio di Alice Scagni, la donna uccisa dal fratello a Genova il primo maggio dell’anno scorso: “Mi disse di non aver paura di Alberto”, è la testimonianza del marito. Assenti invece i genitori, Antonella e Graziano, per motivi di salute.

Omicidio Scagni, la testimonianza del marito nel processo

Si è svolta oggi la terza udienza nel processo per l’omicidio della giovane Alice Scagni. Alla sbarra degli imputati sempre il fratello Alberto, 42enne per il quale i genitori avevano chiesto telefonicamente aiuto da parte della Salute Mentale e dei carabinieri prima del delitto. Per loro sarebbe potuto essere evitato con un Trattamento sanitario obbligatorio o con il pronto intervento del 112: per questo è stata aperta un’inchiesta sulle omissioni del personale delle forze dell’ordine e della Salute Mentale.

Nel frattempo è accusato di omicidio e i genitori hanno rinunciato a costituirsi parte civile. Per la procura sarebbe capace di intendere e di volere, mentre il perito del giudice ha stabilito una condizione di seminfermità mentale. Oggi avrebbero dovuto essere ascoltati come testimoni proprio i genitori che però sono stati assenti per motivi di salute. Sono stati invece ascoltati altri testimoni quali l’amministratrice del condominio della casa di Alberto, il medico che lo ha visitato dopo l’arresto e il marito della vittima.

La testimonianza dell’amministratrice di condomicio di Alberto

L’amministratrice del condominio di Alberto Scagni ha raccontato di una serie di lamentele da parte dei vicini di casa per continui rumori e urla. Davanti al giudice avrebbe riferito però anche di email ricevute da parte di Alberto (almeno 15) in cui il 42enne si lamentava dei rumori dei vicini, accusandoli di “urlare tutti in coro”.

La testimonianza del marito di Alice

“Io avevo paura che Alberto potesse fare del male a noi e a mio figlio ma dai genitori di Alice c’erano sempre giustificazioni sul suo comportamento”. Lo ha detto Gianluca Calzona, marito di Alice Scagni chiamato a testimoniare nel processo.

“La sera del delitto volevo portare fuori io il cane, ma Alice aveva insistito. Al mio ‘sei sicura?’ ha risposto ‘non ho paura di mio fratello’. Le chiesi se pensasse che fosse sotto casa e lei mi ha detto ‘no’ ed è uscita”.

“Mia moglie era il collante della famiglia. Faceva da tramite con tutti ogni volta che c’era un problema. Non voleva mai scontentare i genitori. Io per sicurezza avevo ordinato un estintore e verificato se fosse possibile montare una telecamera sullo spioncino: i familiari non volevano denunciarlo ma io lo avrei fatto se avesse provato a venire a casa nostra”.

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