Awa, la sorella minore di Moussa Sangare, il responsabile dell’omicidio di Sharon Verzeni, aveva per ben tre volte insieme alla mamma denunciato il fratello: “Mi aveva minacciata con un coltello. Non stava bene ma nessuno si è mosso per evitare la tragedia”.
Omicidio Sharon Verzeni, la sorella di Moussa Sangare: “Mi aveva minacciata, denunciato 3 volte”
Awa, 24enne sorella minore del killer di Sharon Verzeni, aveva denunciato insieme alla madre Kadiatou per ben tre volte il fratello alle autorità temendo che i pugni subiti e le minacce di morte tra le mura domestiche potessero trasformarsi in qualcosa di più grave e irreparabile: “Abbiamo fatto tutte le dovute segnalazioni – ha detto Awa in un’intervista al quotidiano locale L’eco di Bergamo – ma nessuno è intervenuto”.
Il racconto
Studentessa di Ingegneria gestionale al terzo anno a Dalmine, la 24enne ha raccontato quanto avvenuto: “Quando ci hanno detto che era stato lui a uccidere quella povera ragazza – ha detto – siamo rimaste choccate. Sapevamo che lui non stava bene, ma mai avremmo potuto pensare che potesse arrivare a questo. Mamma sta malissimo, stiamo male. Non doveva finire così, assolutamente no. Il nostro pensiero va a quella povera ragazza, a Sharon e alla sua famiglia. Siamo davvero addolorate”.
Awa ha dichiarato di aver tentato anche di far ricoverare il fratello in un centro di recupero: “Io e mia madre, come si legge nel verbale del novembre 2023, ci siamo interessate al fine di condurlo in una struttura di recupero, che ha sempre rifiutato. I controlli ci sono stati, ma alla casa, per questioni di agibilità dopo la nostra denuncia per l’incendio del luglio di un anno fa. Per mio fratello, invece, nessuno si è mosso. Abbiamo fatto di tutto per liberarlo dalla dipendenza, per affidarlo a chi potesse aiutarlo, ma lui ha sempre rifiutato. A noi, dopo aver verbalizzato le denunce, hanno dato i volantini dei centri antiviolenza, mentre per un eventuale ricovero in qualche centro per fare uscire Moussa dalla dipendenza ci hanno risposto che doveva essere lui a presentarsi in modo volontario”.
“Era il 20 aprile quando mi ha raggiunto alle spalle mentre stavo ascoltando la musica in sala e mi ha minacciato con un coltello. Io non mi ero accorta di niente, ma mia mamma cercava di farmi capire (lei da quando ha avuto l’ictus non riesce più a parlare) che ero in pericolo. Allora io mi sono girata e Moussa si è fermato. Se ne è andato, ridendo”.