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Moussa Sangare, interrogato per due ore in carcere: “Non so perché l’ho fatto”

Moussa Sangare carcere Sharon

Moussa Sangare

Moussa Sangare, il 30enne accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola la notte tra il 29 e il 30 luglio scorso, è stato interrogato per due ore in carcere: “Non so perché l’ho fatto”. Moussa Sangare «non era uscito con l’obiettivo di uccidere qualcuno»: lo ha detto il suo legale, Giacomo Maj.

Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare interrogato in carcere

L’interrogatorio è iniziato in mattinata ed è andato avanti per circa due ore nel carcere di Bergamo. Moussa Sangare ha confermato le dichiarazioni già rese in precedenza. Ha ripetuto agli inquirenti che «non c’era un reale movente e – ha aggiunto – non so il perchè l’ho fatto». Sangare, come ha riferito il suo legale, ha detto al gip di essere uscito di casa con questa «sensazione che non so spiegare» e che lo ha spinto «a voler fare del male». Inoltre ha detto che nei giorni prima aveva fatto una sorta di esercitazione anche con una statua. Il giudice ha confermato il fermo ed ora è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Moussa Sangare «non era uscito con l’obiettivo di uccidere qualcuno»: lo ha detto il suo legale, Giacomo Maj, lasciato il carcere di Bergamo dopo l’interrogatorio del suo assistito.

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