Nella mattinata di ieri, dopo complesse e articolate indagini, iniziate a seguito della scomparsa di Silvia Nowak, la cittadina tedesca, il cui cadavere fu, poi, rinvenuto semicarbonizzato, il 18 ottobre nella frazione Ogliastro Marina di Castellabate i Carabinieri della Compagnia di Agropoli con il supporto dei militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Salerno, hanno arrestato il compagno della donna: dovrà rispondere di omicidio aggravato e distruzione di cadavere.
Omicidio di Silvia Nowak a Castellabate: arrestato il compagno
All’esito delle indagini è emerso un quadro di particolare gravità indiziaria a carico dell’indagato. Le indagini hanno consentito di ricostruire le ultime ore di vita di Silvia Nowak, che è stata colpita reiteratamente, nella pineta confinante con la villetta, con un corpo contundente e tagliente, che le ha provocato una frattura da sfondamento e lesioni alla gola e al bacino. Poi, l’autore dell’omicidio ha distrutto parzialmente il cadavere con il fuoco per cancellare ogni traccia
Dopo l’efferato delitto, l’indagato, secondo la tesi seguita dalla Procura, simulò la scomparsa della vittima. Il cadavere di Silvia Nowak venne trovato semicarbonizzato, il 18 ottobre nella frazione Ogliastro Marina di Castellabate. Contestualmente all’esecuzione del decreto, sono iniziate le perquisizioni delegate dall’autorità giudiziaria, presso le dimore in cui il fermato ha stabilmente vissuto, successivamente all’omicidio.
L’arresto
L’uomo, domenica mattina, aveva deposto un fascio di rose rosse e acceso due lumini sulla panchina dedicata dalla comunità di Ogliastro Marina a Silvia Nowak. Kai Dausel, 62 anni, è stato fermato su disposizione della Procura di Vallo della Lucania dai carabinieri della Compagnia di Agropoli, con il supporto dei militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale ad Ortodonico, frazione del vicino comune di Montecorice, dove era ospitato da una coppia di amici. L’uomo è stato poi trasferito nel carcere di Vallo della Lucania. È accusato di omicidio aggravato e distruzione di cadavere.
Gli indizi
Tra gli elementi principali a carico dell’indagato, una traccia ematica di Silvia Nowak su un paletto della recinzione confinante con la pineta, da dove l’autore dell’omicidio sarebbe rientrato nella proprietà, e le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza di un vicino di casa.
«Le immagini, ripulite con l’ausilio di un consulente tecnico, – ha spiegato ieri mattina in conferenza stampa il procuratore capo facente funzioni, Antonio Cantarella, affiancato dal sostituto procuratore Antonio Pizzi – ci hanno consentito di individuare in un arco temporale preciso, dalle 15 alle 17.20 circa, un oggetto che si muoveva liberamente all’interno della proprietà, con particolari fattezze fisiche, e la cui voce è stata riconosciuta da alcuni soggetti che abbiamo ascoltato».
Inoltre, – come riportato da l’edizione odierna de Il Mattino – la stessa sagoma si vede uscire dalla villetta e costeggiare la recinzione esterna, in direzione opposta a quella di Silvia, prima di scomparire dal raggio d’azione della videocamera.
Il dolore
«La nostra comunità ha sempre chiesto verità e giustizia – ha detto il sindaco Marco Rizzo -. È importante riconoscere il lavoro svolto dalle autorità, che stanno portando alla luce fatti significativi. Non siamo abituati a vivere momenti così tragici, e attualmente ci troviamo in una fase di attesa per gli sviluppi delle indagini. Questa è però sicuramente una svolta significativa, un passo importante verso la verità, e seguiamo con attenzione gli sviluppi della situazione. Non possiamo fare conclusioni definitive al momento, attendiamo il lavoro degli inquirenti. Sicuramente, l’intera comunità si stringe attorno al dolore della famiglia della povera Silvia per quello che è accaduto».
«Oggi la comunità tutta di Ogliastro Marina si è svegliata con una notizia che speriamo metta fine a due mesi di indagini ufficiali e ufficiose, di parole dette e non dette, di impressioni e supposizioni che hanno coinvolto un po’ tutti, seppur in maniera diversa – ha commentato sui social il parroco di Ogliastro Marina, don Pasquale Gargione – Questi mesi così particolari, con tutto quello che si è detto e sentito, ci ricordano una cosa fondamentale: i processi si devono fare nelle aule giudiziarie e lasciati a coloro che sono deputati a farlo». Mentre coloro che domenica mattina hanno installato la panchina hanno voluto precisare: «Non è stato fatto nessun invito al compagno e nessuno ha voluto mettersi in mostra. Confidiamo solo nella giustizia per la povera Silvia».