Cronaca Salerno, Salerno

Omicidio Vassallo, Cagnazzo tentò di depistare le indagini: così è arrivata la svolta

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Fabio Cagnazzo

Quasi quindici anni di inchiesta per l’omicidio di Angelo Vassallo, dal 5 settembre 2010 al 13 febbraio 2025. Un’indagine lunga e complessa, durante la quale gli inquirenti hanno lavorato per consolidare le prove e riscontrare ogni elemento emerso.

Tuttavia, dai documenti della chiusura delle indagini emerge chiaramente come il quadro accusatorio fosse già delineato da tempo come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Omicidio Vassallo, le accuse dell’inchiesta

La Procura di Salerno contesta l’omicidio premeditato a quattro persone: Fabio Cagnazzo, Lazzaro Cioffi, Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso. Secondo gli inquirenti, il delitto fu pianificato nei minimi dettagli, con la predisposizione dei mezzi e l’individuazione del luogo in cui attirare il sindaco di Pollica per tendergli un’imboscata.

Il movente sarebbe legato alla necessità di garantire l’impunità per i traffici di droga nella zona. Da qui, l’esclusione di Ridosso dalle accuse di narcotraffico e il riconoscimento dell’elemento associativo malavitoso, vista la modalità eclatante dell’omicidio: la vittima venne indotta ad accostare l’auto e poi colpita con numerosi colpi d’arma da fuoco.

Le tappe dell’inchiesta

Fin dalla notte del ritrovamento del cadavere, gli investigatori ipotizzarono che Vassallo avesse abbassato il finestrino perché conosceva il suo assassino. Sin da subito, emerse anche la pista della droga. Tuttavia, l’indagine fu ostacolata da depistaggi, in particolare da parte di Cagnazzo, che dirottò l’attenzione su piste alternative, tra cui quella passionale e su Bruno Humberto Damiani.

Quest’ultimo, soprannominato “il brasiliano”, fu inizialmente sospettato per un presunto litigio con Vassallo legato al traffico di droga. Si diffuse anche la voce che avesse gettato in mare l’arma del delitto, ma i sommozzatori non trovarono nulla. Nonostante la negatività dello stub, Damiani rimase per anni l’unico indagato. Partito per il Sud America per un viaggio già programmato, fu successivamente arrestato in Colombia per episodi di spaccio. In carcere venne interrogato dal comandante del Ros di Salerno, dall’allora pm Rosa Volpe e dal procuratore Franco Roberti, alla presenza del suo avvocato Michele Sarno.

Proprio dopo questo interrogatorio, gli investigatori iniziarono a ricostruire una nuova pista: il residence Le Tre Palme, i legami con trafficanti di droga napoletani e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

Il puzzle delle connessioni

All’inizio, i legami tra la criminalità organizzata e il piccolo comune cilentano di Pollica sembravano improbabili. Con il tempo, però, le connessioni si sono fatte sempre più chiare: i rapporti tra i Palladino, proprietari del residence Le Tre Palme, il ruolo di Cagnazzo nel collocare lì collaboratori di giustizia sotto protezione e l’implicazione di Cioffi nel narcotraffico napoletano.

Nel 2012, l’inchiesta subì una battuta d’arresto: furono effettuati esami del DNA su 66 persone, poi ripetuti su 94 individui, alla ricerca di nuovi indizi. Nel 2013, Cagnazzo fu iscritto nel registro degli indagati e il quadro accusatorio divenne ancora più solido, sebbene l’indagine rimanesse sotto stretta riservatezza.

Un dettaglio rilevante emerse proprio su Cagnazzo: la notte del delitto, un ufficiale raccolse i mozziconi di sigaro dalla scena del crimine, mentre i carabinieri di Salerno effettuavano i rilievi. Secondo gli inquirenti, questo gesto rientrerebbe tra i tentativi di depistaggio. Il particolare riappare sia nella richiesta di misura cautelare sia nell’ordinanza di arresto.

La svolta dai collaboratori di giustizia

L’inchiesta ha registrato una svolta decisiva grazie alle dichiarazioni di pentiti di camorra. Uno di loro ha collegato Cioffi a un boss del Rione Traiano e ai traffici di droga che dal napoletano arrivavano fino ad Acciaroli. Successivamente, le dichiarazioni di Ridosso e di Eugenio D’Atri hanno confermato e rafforzato il quadro accusatorio.

Il Riesame ha ritenuto queste testimonianze attendibili, ma ora dovranno superare il vaglio della Cassazione, passaggio cruciale per l’esito definitivo del caso Vassallo.

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