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Omicidio Vassallo, il Riesame: “Cagnazzo aveva un interesse personale”

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Il colonnello Fabio Cagnazzo
Il colonnello Fabio Cagnazzo

Il tribunale del Riesame di Salerno ha confermato la custodia cautelare per il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e l’ex sottufficiale Lazzaro Cioffi, coinvolti nelle indagini sull’omicidio del sindaco di Acciaroli, Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre 2010. Nelle motivazioni dell’ordinanza, i giudici evidenziano che Cagnazzo avrebbe avuto un “consistente interesse personale” nella morte di Vassallo, in quanto il sindaco stava per denunciare il coinvolgimento dell’ufficiale in attività illecite legate al traffico di droga nella zona.

Omicidio Vassallo, nuove rivelazioni sul colonnello Cagnazzo

Vassallo era infatti pronto a raccontare ciò che aveva scoperto sul traffico di stupefacenti che infestava la località turistica, con un incontro già fissato con i carabinieri di Agropoli il giorno dopo il delitto. I magistrati ritengono che l’imminente denuncia del sindaco avrebbe minato la reputazione e gli affari di Cagnazzo, suscitando la sua reazione violenta.

Dal 4 gennaio, dopo quasi due mesi di arresti domiciliari per motivi di salute, Cagnazzo è stato trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, insieme ad altri indagati. Tra questi figura anche l’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, il quale non ha impugnato il provvedimento restrittivo. La difesa di Cagnazzo, ora impegnata nella preparazione di un ricorso in Cassazione, contesta le accuse e sostiene che le azioni dell’ufficiale, successivamente al delitto, fossero finalizzate esclusivamente a individuare i responsabili, pur riconoscendo che tali condotte siano risultate “irrituali”.

Le indagini

La Procura, invece, ritiene che quelle azioni costituiscano una strategia deliberata per depistare le indagini, come evidenziato dalla “intensa e minuziosa” attività di depistaggio avviata immediatamente dopo il delitto. Tra queste, l’inquinamento della scena del crimine, il tentativo di indirizzare le indagini su una pista falsa e l’acquisizione non autorizzata dei filmati di videosorveglianza del porto di Acciaroli.

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