È stata richiesta una condanna complessiva di quasi 50 anni di carcere per otto imputati coinvolti nell’inchiesta Civico 17, un’indagine su un giro di spaccio tra la Valle dell’Irno e l’Agro nocerino. Il nome dell’operazione fa riferimento all’indirizzo dell’abitazione di uno dei coinvolti, situata nella frazione di Lanzara, a Castel San Giorgio. Gli imputati, che hanno scelto il rito abbreviato, attendono la sentenza prevista per novembre come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Operazione Civico 17, chiesti 50 anni di carcere: tutti i nomi dell’inchiesta
Le richieste della procura di Nocera Inferiore, al termine della requisitoria, sono le seguenti:
- 10 anni e 4 mesi per Emilia Capasso;
- 4 anni e 6 mesi per Vincenzo De Martino;
- 7 anni e 6 mesi per Salvatore Abenante;
- 4 anni per Giuseppina Vitale;
- 6 anni per Francesco Mari;
- 5 anni e 4 mesi per Maria Rosaria Mari e Francesco Osio Wahid;
- 4 anni e 5 mesi per Camillo Nizza.
Nelle prossime udienze, le difese discuteranno il caso, assistite dagli avvocati Vincenzo Calabrese, Giuseppe Buongiorno e Bonaventura Carrara. Le accuse variano per ciascuno degli imputati e includono tentata estorsione, spaccio di droga e detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, con quest’ultima accusa rivolta in particolare a Salvatore Abenante di Scafati.
La vicenda
I fatti contestati si sono svolti tra giugno 2021 e luglio 2022. L’inchiesta prese il via con l’arresto di Vincenzo De Martino, 36enne di Nocera, trovato in possesso di 22 grammi di cocaina e hashish, oltre a una somma di denaro ritenuta provento dello spaccio. Le intercettazioni successive hanno rivelato il coinvolgimento della compagna di De Martino, Emilia Capasso, 52enne, accusata anche di tentata estorsione. Secondo l’accusa, la Capasso avrebbe cercato di recuperare oltre 2mila euro, frutto dello spaccio di crack e cocaina, attraverso minacce. Una parte del denaro, in monete, era conservata in una bottiglia di plastica. La 52enne aveva consegnato i soldi alla sorella del compagno, che, temendo conseguenze legali, denunciò l’accaduto ai carabinieri.
Dopo l’arresto di De Martino, Capasso avrebbe gestito la piazza di spaccio itinerante, coinvolgendo anche i figli e distribuendo droga a consumatori sparsi tra l’Agro nocerino, la Valle dell’Irno e Cava de’ Tirreni. Le indagini hanno rivelato la partecipazione di altri soggetti incensurati, reclutati per custodire, tagliare e confezionare la droga. Durante un’operazione dei carabinieri, vennero sequestrati 105 grammi di cocaina, mentre un’altra parte della droga venne gettata in un fiume poco prima dell’arresto di De Martino, nel tentativo di evitare il sequestro.
Inoltre, l’analisi del telefono di Salvatore Abenante ha rivelato il possesso di diverse armi da fuoco, tra cui una pistola Glock 17 e tre mitragliatori Kalashnikov. Il traffico di droga veniva spesso mascherato durante le conversazioni telefoniche: le dosi erano indicate come “caffè”, “rose” o “telefoni”. Ora spetterà al giudice per le udienze preliminari (Gup) decidere il destino degli otto imputati.