Economia, Politica

Opzione Donna 2023 non sarà per tutte: cosa prevede

Opzione Donna 2023 viene prorogata di nuovo e questa volta non sarà più per tutte le lavoratrici. La forte stretta arriva con l’ultima bozza della manovra che restringe la misura a quelle più svantaggiate, con un’innalzamento dell’età a 60 anni, che può essere ridotta in base al numero di figli.

Opzione Donna 2023

Opzione donna è stata introdotta con la legge 234 del 2004 e più volte prorogata fino alle leggi di bilancio 2021 e 2022. Questa misura ha rappresentato la possibilità offerta alle lavoratrici dipendenti di anticipare la pensione al compimento dei 58 anni e alle lavoratrici autonome dei 59, in entrambi i casi con 38 anni di anzianità contributiva. Con questa manovra si permetteva alle donne di  conciliare vita familiare e lavorativa.

La proroga

L’ultima bozza della manovra, 156 articoli suddivisi in 16 capitoli, contiene la discussa norma su Opzione donna. Dopo l’iniziale modifica, che legava l’età al numero dei figli e la successiva frenata con l’ipotesi di tornare alla versione originale, ora compare in una versione molto riduttiva rispetto al sistema attuale (pensione anticipata con almeno 35 anni di contributi a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome).

Cosa prevede la nuova Finanziaria

L’anticipo pensionistico resta ma selezionando le beneficiarie a tre categorie di donne: caregiver, cioè che assistono coniuge o parente con handicap; con invalidità civile superiore o uguale al 74%; licenziate o dipendenti di imprese con aperto un tavolo di crisi.

A questo si aggiunge l’innalzamento dell’età d’uscita a 60 anni, che viene legata al numero dei figli: può essere ridotta di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due (solo per le licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli). Un doppio paletto che limita così la platea a 2.900 uscite nel 2023 per una spesa di 20,8 milioni (contro i 110 dell’attuale versione).

Le pensioni

La pensione subirà una decurtazione di solito stimata intorno al 20%-30% e sarà pagata dopo 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti o dopo 18 (per le lavoratrici autonome), dopo la finestra mobile.

Le lavoratrici dipendenti che faranno domanda di opzione donna dovranno cessare dal rapporto di lavoro ed aver raggiunto un’anzianità contributiva totale di 35 anni, cumulando la contribuzione versata a qualsiasi titolo al netto di periodi di malattia o disoccupazione.

Per avere certezza delle nuove regole bisognerà però aspettare l’approvazione in Parlamento della manovra di bilancio.