Pazienti legati all’Ospedale San Paolo di Napoli. I malati sono legati ai letti con corde improvvisate, strisce di lenzuolo bianco utilizzate per immobilizzare entrambe le mani al parapetto in acciaio del povero sfortunato di turno. La testimonianza di una donna “In Neurologia anziani immobilizzati”.
Ospedale San Paolo, la denuncia di un testimone “In Neurologia anziani immobilizzati”
“Adesso li leghiamo“, una frase inquietante, soprattutto se pronunciata in un ospedale nei confronti di un paziente e, ancor più allarmante, se le parole si trasformano immediatamente in atti. Questo episodio si verifica nel reparto di Neurologia dell’ospedale San Paolo di Napoli , (dove, alcuni anni fa, è stata trovata una paziente ricoperta di formiche). I malati sono legati ai letti con corde improvvisate, strisce di lenzuolo bianco utilizzate per immobilizzare entrambe le mani al parapetto in acciaio del povero sfortunato di turno. I pazienti costretti a rimanere inerti per ore, passando la notte “in catene”. Alcuni di loro sarebbero anche costantemente sedati, forse per rendere quell’agonia più tollerabile.
Si tratta per lo più di persone anziane. In un video si vedono almeno due ammalati sofferenti che hanno le mani legate al letto. Nell’audio del filmato si sentono alcune persone parlare, come se nulla fosse, in una situazione di apparente “normalità”. Ci pensa un intruso a rompere il silenzio avvicinandosi ad uno dei pazienti, G.C, perché lo sente lamentarsi: “Aiuto, ho fame, non mi sento bene, non riesco a muovermi”. La persona cerca di rassicurare il paziente, poi si accorge che ha un cellulare accanto a sé, a quel punto decide di chiamare l’ultimo numero per avvisare dello stato in cui versa l’uomo. Dall’altra parte del telefono risponde A.C., un’amica del paziente.
Le rivelazioni scioccanti
“Quando ho ricevuto la chiamata mi sono rallegrata pensando che il mio amico stesse bene – dice la donna – e invece una persona mi ha detto: correte, fate qualcosa perché qui viene legato“.Il cuore in subbuglio dopo quella telefonata, per A.C. un’infausta notizia. Poco dopo, riceve dalla medesima persona che lo ha contattato un messaggio con allegati foto e riprese che mostrano il suo amico con mani e piedi vincolati a un letto. La donna, in preda alla disperazione, si affretta a portare il materiale ricevuto a don Giuseppe Carmelo, parroco della chiesa dell’Ascensione a Chiaia.
La reazione è di stupore: “Conosco bene il paziente ricoverato al San Paolo – afferma don Giuseppe – una persona perbene, lo considero un amico, viene spesso in parrocchia e so che aveva avuto nei giorni scorsi un problema neurologico all’improvviso ed è stato portato in ospedale, ritrovarlo in quello stato è un grande dolore. Non comprendo perché lo abbiano legato e perché abbiano legato altri pazienti nella stanza con lui. G.C. è sempre stato un uomo generoso, si è adoperato per gli altri, non merita di essere trattato così, addirittura legato al letto, nessun altro ammalato merita questo”.