Cronaca

Padova, la protesta delle mamme contro la decisione della Procura

Le mamme di Padova sono scese in piazza per protestare contro la decisione della Procura di impugnare gli atti di nascita di 33 bambini che hanno due mamme. Si sono presentate questa mattina, 23 giugno, davanti al Palazzo di Giustizia di Padova, assieme a quasi un centinaio di altre persone.

Padova, la protesta delle mamme contro la decisione della Procura

Fanpage ha raccolto alcune testimonianze: “Proteggeremo i nostri bambini perché crediamo che un figlio sia tale non geneticamente o biologicamente, ma perché lo si ama, ci si cura della sua crescita, ci si occupa di lui”. Questo è il racconto di Laura, che ha protestato davanti al Palazzo di Giustizia di Padova contro la decisione della Procura di impugnare gli atti di nascita di 33 bambini con due mamme.

“Alessandra, mia figlia, è stata la prima ad essere registrata nel 2017 dal Comune di Padova e siamo state anche le prime a ricevere la lettera dall’ufficiale giudiziario per la convocazione”, ci dice invece Irene, anche lei in prima linea questa mattina per manifestare contro le impugnazioni della Procura. “Non siamo pronte a questo. Ci stiamo muovendo grazie anche all’associazione Famiglie Arcobaleno. Saremo delle tigri perché si tratta dei nostri figli”.

Famiglie Arcobaleno Veneto

Per Iryna Shaparava, Referente Famiglie Arcobaleno Veneto, la strada è chiara: “Ci stiamo muovendo per creare resistenza legale a questa impugnazione. Si tratta dei nostri figli e noi siamo genitori. Non ci fermeremo”, ha detto ai nostri microfoni. Con loro anche Lucy Manta, un’attivista che spiega: “Anche se non sono mamma, protesto per avere il diritto di esserlo”.

In segno di protesta le mamme che hanno partecipato al sit in hanno adagiato delle finte lettere raccomandate sopra a dei bambolotti, disposti in fila davanti alle scalinate del Palazzo di Giustizia. Una protesta silenziosa. Si alzano molti applausi.

La rappresentanza del Partito Democratico

Anche il Pd protesta, rappresentato da Alessandro Zan e Rachele Scarpa. Dal primo, parole di sostegno: “Non esiste una legge su questo, deve prevalere l’interesse del minore come sancito più volte in questi casi dalla Corte Costituzionale”. Per Rachele Scarpa “si tratta di un’operazione di criminalizzazione di una minoranza che a quanto pare non rientra nei valori di questa governo”.

Padova