CronacaPolitica

Paolo Romani, le fiamme gialle sequestrano 344 mila euro al senatore per “peculato”

Al senatore sono stati sequestrati preventivamente "fino a 344.348,31 euro"

Sequestro di beni da parte della Guardia di Finanza a Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo nel governo Berlusconi, accusato del reato di “peculato”. Al senatore sono stati sequestrati preventivamente “fino a 344.348,31 euro”.

Paolo Romani, sequestro di beni per “peculato”

La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di sequestro preventivo “fino a 344.348,31 euro” nei confronti di Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo nel governo Berlusconi, indagato con l’accusa di peculato.

Il provvedimento cautelare a carico del senatore “ha interessato somme giacenti su conti correnti detenuti presso due istituti di credito”, oltre a un immobile a Cusano Milanino intestato al senatore.

Le indagini

Le indagini sono partite da alcune segnalazioni per operazioni sospette sui conti azzurri. Secondo gli elementi raccolti, il senatore nel periodo compreso tra il 2013 e il 2018 “avendo la disponibilità di somme di denaro giacenti” sul conto del partito in una banca di “Palazzo Madama e intestato al gruppo Forza Italia e con delega a suo favore” avrebbe sottratto circa 83mila euro tramite tre assegni e li avrebbe depositati sul proprio conto corrente. Le fiamme gialle avrebbero ricostruito altre due operazioni analoghe.

La prima per oltre 180 mila euro spostati sul conto dell’imprenditore Domenico Pedico, e su quello della ‘CarontGraft D&K srl’, attualmente in liquidazione, sempre riferibile all’imprenditore. Denaro che sarebbe stato dirottato da Pedico sui suoi conti personali e poi restituiti a Romani, tramite altri assegni bancari. Infine, dal 2015 al 2018, avrebbe emesso altri assegni, per circa 95.300 euro, a “molteplici soggetti sempre con assegni emessi in relazione ad interessi personali”.

Indagato anche per corruzione

Il senatore sarebbe anche indagato per l’ipotesi di corruzione. Il suo nome è finito nell’inchiesta degli inquirenti sulla Maxwork, la società di lavoro interinale fallita a Bergamo nel 2015 e legata a Massimiliano Cavaliere e a Giovanni Cottone, ex marito della showgirl Valeria Marini che lavorava come procacciatore d’affari.

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