“Quando in Vaticano arrivò la prima dose, io mi prenotai subito e poi feci anche i richiami e, grazie a Dio, non fui mai contagiato”. Lo racconta papa Francesco, nella sua autobiografia ‘Life. La mia storia nella Storia’, di cui oggi il Corriere della Sera pubblica in anteprima mondiale diversi stralci.
Nel libro José Bergoglio nota che, quando veniva ricoverato in ospedale, “qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave. State tranquilli, è umano, non c’è da scandalizzarsi! Quando il Papa è in ospedale, di pensieri se ne fanno molti, e c’è anche chi specula per proprio tornaconto o per guadagno sui giornali”.
Papa Francesco e il ricovero in ospedale: il racconto
Tuttavia non ha mai pensato alle dimissioni. “Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia – scrive Francesco – Le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato. Se questo dovesse succedere, non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati”.
Il Pontefice racconta le origini italiane (“il piemontese è stata la mia prima lingua madre”) e la giovinezza in parallelo coi grandi eventi della storia. A partire dalle atomiche su Hiroshima e Nagasaki: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è un crimine contro l’uomo, contro la sua dignità e contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”, attacca Bergoglio.