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Come si andrà in pensione dopo Quota 100: la proposta del premier Draghi

Come si andrà in pensione dopo Quota 100? Si continua a trattare sulle pensioni in vista del prossimo Cdm sulla Manovra di Bilancio. Nella giornata di oggi il premier Mario Draghi incontrerà i sindacati in un clima molto teso. Il segretario della Cgil ha annunciato, infatti, manifestazioni in tutta Italia: “Se non otterremo risposte siamo pronti a una grande mobilitazione“.

Pensioni: clima di tensione tra Governo e sindacati

I sindacati cercano risposte sul superamento di Quota 100, che secondo i piani del governo coinciderebbe con un ritorno alla “normalità“, ovvero alla legge Fornero. Per Draghi questo passaggio potrebbe anche avvenire in modo graduale, ma il ritorno alla pensione a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi non è discussione. Quello su cui si tratta è la possibilità di prevedere delle tappe intermedie, su cui sta ragionando in queste ore il ministero dell’Economia. Quel che è certo è che il sistema delle ‘quote’ rimarrà per i prossimi anni.

La Lega a lavoro per evitare il ritorno alla Legge Fornero

Per il momento il dato consolidato è che i sindacati, così come la Lega, hanno bocciato l’ipotesi di un pacchetto che prevedeva Quota 102 nel 2022, con 64 anni di età e 38 anni di contribuiti, e Quota 104 nel 2023, quindi con 66 anni di età e 38 anni di contributi. Quota 104 non piace a nessuno, perché i 66 anni di età sarebbero troppo vicini ai 67 della legge Fornero.

Matteo Salvini ne ha parlato proprio ieri con il premier, durante un colloquio di circa un’ora. Il segretario del Carroccio era accompagnato dal sottosegretario al Mef, Federico Freni, e dal suo predecessore e responsabile Lavoro del partito, Claudio Durigon. L’obiettivo di Salvini è trovare “una mediazione” che non “porti a un ritorno alla Fornero” dopo la scadenza a fine anno della ‘sua’ Quota 100, ma ha promesso che non farà le barricate. Un’idea potrebbe essere quella di inserire il legge di bilancio solo il passaggio a Quota 102 nel 2022, oltre a un allargamento della platea dell’Ape sociale per le categorie fragili.

I possibili scenari

Un’altra ipotesi è quella delle tre Quote, 102, 103 e 104 per il prossimo triennio, dato che la prima proposta della Lega, quella di Quota 102 per il prossimo biennio, sembra tramontata. Le combinazioni possibili sono diverse. Come scrive il Sole 24 Ore si per il 2022 si parla di un’uscita a 63 anni almeno per i lavoratori delle Pmi, con 38 o 39 anni di contributi. Oppure un’uscita estesa a più lavoratori, con 39 o 40 anni di contributi. Quota 102, con 63 anni e 39 di contributi durerebbe un anno, e sarebbe seguita poi da Quota 103.

Nel caso si optasse subito per Quota 103, altro scenario possibile, si andrebbe in pensione con 63 anni più 40 di contributi, o 64 più 39, la durata sarebbe di due anni. In ogni caso toccherebbe poi al prossimo inquilino di Palazzo Chigi a varare una nuova riforma delle pensioni.

Il documento programmatico di bilancio

Nel Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles per la voce pensioni sono previsti 600 milioni per il prossimo anno, 450 nel 2023 e 510 nel 2024. È possibile però che si possa aggiungere un miliardo a quanto già stanziato fino al 2024, secondo quanto filtra dal Mef, ma non ci potranno essere stravolgimenti importanti nel pacchetto.

Per il Pd il sistema delle quote discrimina soprattutto le donne, per questo andrebbe del tutto superato. I dem chiedono invece più flessibilità per i lavori gravosi e la conferma di Opzione donna, il cui costo ammonterebbe a 100 milioni nel 2022.

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