Le pensioni sono uno dei temi più discussi riguardo alla manovra del 2025. Il testo della legge di Bilancio non prevede una riforma complessiva del sistema pensionistico: vengono confermate Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale. Tuttavia, sono previsti aumenti per le pensioni minime. Ecco cosa cambia e quali sono le novità in arrivo.
Pensioni, come cambieranno nel 2025 con la nuova Manovra
Con la manovra del 2025 non si prevede l’abolizione della legge Fornero, che stabilisce l’età pensionabile a 67 anni. Nel documento della legge di bilancio non ci sono novità significative: rimangono in vigore Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, ma sono previsti maggiori incentivi per coloro che decidono di continuare a lavorare.
Sono in arrivo alcune modifiche, in particolare per quanto riguarda le pensioni minime. Chi deciderà di andare in pensione nel 2025 percepirà un importo inferiore, soprattutto per coloro che rientrano nel sistema contributivo (coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1 gennaio 1996), a causa dei nuovi coefficienti di trasformazione degli assegni pensionistici, che devono essere adeguati all’aspettativa di vita. Questo significa che, a parità di contributi versati, chi andrà in pensione nel 2025 riceverà un importo inferiore rispetto a chi ha lasciato il lavoro nel 2024. Tuttavia, grazie al meccanismo di rivalutazione delle pensioni, noto anche come perequazione automatica, è previsto un aumento degli assegni per tutti i pensionati. Anche se quest’anno l’inflazione è stata più contenuta, e quindi gli aumenti saranno limitati, dal 2025 gli assegni subiranno un lieve incremento per allinearsi all’indice inflazionistico stimato in un +0,8%.
Modifiche alle pensioni a partire dal 2025 con la nuova legge di bilancio
Come già anticipato, dal 1 gennaio 2025 non ci sarà una riforma complessiva del sistema pensionistico: la riforma Fornero rimarrà invariata. Pertanto, nel prossimo anno sarà possibile andare in pensione con i seguenti requisiti:
– Pensione di vecchiaia: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.
– Pensione anticipata: 42 anni e 10 mesi di contributi, senza limiti di età.
Cosa cambia per le pensioni minime dal 2025
Le pensioni minime subiranno un incremento grazie alla legge di Bilancio, seguendo quanto avvenuto nei due anni precedenti. Gli importi più bassi passeranno da 614,77 a 616,67 euro, con un aumento del 2,2% (inferiore al 2,7% previsto per il 2024). Nel 2026, l’incremento sarà ridotto all’1,3%. A metà novembre, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del ministero dell’Economia, che ha stabilito per il 2025 una percentuale di perequazione delle pensioni pari allo 0,8%.
Questa percentuale rappresenta l’incremento necessario delle pensioni per allinearle al costo della vita. Pertanto, considerando un aumento mensile del 2,2% insieme al +0,8%, secondo le stime dell’Upb, tra il 2024 e il 2025 l’importo dell’assegno mensile crescerà di 1,90 euro al mese. Se il governo non fosse intervenuto, secondo le normative attuali, l’assegno sarebbe sceso a 603,40 euro.
Pensioni anticipate: chi dovrebbe considerare di lasciare il lavoro nel 2025 e chi no
La legge di Bilancio 2025 conferma le attuali opzioni per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, tra cui Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103:
– Quota 103: consente di andare in pensione a 62 anni di età con un minimo di 41 anni di contributi.
– Ape Sociale: offre la possibilità di pensionamento anticipato a 63 anni con 30 anni di contributi, riservato a specifiche categorie di lavoratori che soddisfano determinati requisiti (come disoccupazione, invalidità o assistenza a familiari).
– Opzione Donna: consente alle donne di ritirarsi anticipatamente a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) con almeno 35 anni di contributi.
A partire dal prossimo anno, ci saranno alcune modifiche favorevoli per le donne che desiderano anticipare la pensione. In particolare, le madri lavoratrici con almeno 4 figli potranno uscire dal lavoro con un anticipo di 16 mesi attraverso la pensione di vecchiaia. Attualmente, le donne possono beneficiare di uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi. Pertanto, dal 2025, verrà eliminato il limite di 12 mesi. L’abbassamento dell’età pensionabile sarà riservato a coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1996 e che rientrano completamente nel sistema contributivo.
Sono previsti incentivi per coloro che soddisfano i requisiti per l’uscita anticipata dal lavoro secondo Quota 103, ma scelgono di continuare a lavorare. Nel testo si fa riferimento alla detassazione del cosiddetto Bonus Maroni, intitolato all’ex ministro del Welfare Roberto Maroni, scomparso nel 2022. Questo incentivo è destinato ai lavoratori che decidono di proseguire la loro attività nonostante abbiano i requisiti per l’uscita anticipata. Il meccanismo è il seguente: i dipendenti con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi ricevono in busta paga un accredito contributivo che viene sottratto dalla loro quota. Il datore di lavoro verserà la percentuale (pari al 9,19%) direttamente nella retribuzione del dipendente, consentendo così un aumento netto dello stipendio fino al momento del pensionamento. Il bonus è applicabile anche in caso di uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica.
Rivalutazione delle pensioni 2025: tabella delle simulazioni per fascia
Con il tasso di rivalutazione comunicato dal ministero, fissato allo 0,8%, ecco come cambiano gli importi degli assegni, suddivisi per fascia:
– Per i trattamenti pensionistici fino a 4 volte il minimo Inps (fino a 2.394 euro lordi al mese), la rivalutazione avviene al 100% del tasso di indicizzazione, con un incremento dello 0,8%;
– Per i trattamenti pensionistici compresi tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.394,44 euro e 2.993,05 euro), la rivalutazione è al 90% del tasso, quindi l’aumento è dello 0,72%;
– Per i trattamenti pensionistici superiori a 5 volte il minimo (oltre 2.993 euro lordi al mese), la rivalutazione è al 75% del tasso, con un incremento dello 0,6%.
Ad esempio, una pensione di mille euro al mese aumenterà a 1.008 euro, con un incremento annuale di 104 euro. D’altra parte, una pensione di 2.000 euro al mese, che rientra nella fascia fino a quattro volte il minimo, si rivaluterà completamente dello 0,8%, portandosi a 2.016 euro al mese.