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Pier Ferdinando Casini: storia, carriera politica e vita privata del leader centrista

Pier Ferdinando Casini, nata a Bologna il 3 dicembre del 1955, è un politico italiano. Nel corso della sua lunga carriera politica è stato Presidente della Camera dei deputati nella XIV Legislatura. Nella XVII legislatura è stato Presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche.

Pier Ferdinando Casini, tutto quello che c’è da sapere sul leader centrista italiano

Primogenito di Tommaso Casini, docente di Lettere e dirigente locale della DC, e di Mirella Vai, bibliotecaria al Provveditorato, ha due sorelle e un fratello. Dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo Classico “Luigi Galvani”, si laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna, entrando nel contempo a far parte del direttivo nazionale giovanile della Democrazia Cristiana.

Giovanissimo comincia la sua attività politica nella Democrazia Cristiana. Durante gli Anni ’80 diventa il braccio destro di Arnaldo Forlani. Casini è Presidente dei giovani Democratici Cristiani e membro della Direzione Nazionale della DC dal 1987, dirigente del dipartimento studi, propaganda e stampa dello scudocrociato.

Nell’ottobre 1992 nel tentativo di salvare la DC travolta nell’inchiesta di Tangentopoli, Forlani cede la segreteria del partito a Mino Martinazzoli, ma nel gennaio 1994 il partito scompare definitivamente e dalle sue ceneri nascono due nuove formazioni: il Ppi, guidato sempre da Martinazzoli, e il Ccd (Centro Cristiano Democratico) fondato da Clemente Mastella e da Pier Ferdinando Casini, e di cui quest’ultimo sarà prima Segretario, poi Presidente.

Dopo Tangentopoli

 

Eletto per la prima volta nel 1994 al Parlamento Europeo è stato riconfermato nel 1999, iscrivendosi al gruppo del Partito Popolare Europeo.

Nelle elezioni politiche del 1994 il Ccd entra nella coalizione di centro destra, guidata da Forza Italia e dal suo leader Silvio Berlusconi. Già deputato dalla nona legislatura, alle elezioni del 1996 si presenta alleato con il Cdu di Rocco Buttiglione. Dal febbraio 1997 fa parte della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali e dal luglio 1998 della III Commissione permanente Esteri.

Nel corso della legislatura si consuma la rottura con Mastella, che abbandona il Polo delle libertà per il centrosinistra.

Nel centro-destra

 

Nell’ottobre del 2000 è stato eletto Vice Presidente della Internazionale Democratici Cristiani (IDC). Alle politiche del 2001 Casini è uno dei leader della Casa delle libertà. Con la vittoria dello schieramento di centro-destra Casini viene eletto presidente della Camera dei deputati il giorno 31 maggio: è il più giovane presidente nella storia della Repubblica dopo Irene Pivetti eletta nel 1994.

Dal punto di vista politico, anche a detta di alcuni colleghi di opposto schieramento, Casini sembra interpretare il ruolo istituzionale in modo impeccabile. A gennaio 2002 visita diversi Paesi dell’America Latina, accreditandosi come politico autorevole ed equilibrato. Nelle cronache politiche viene talvolta definito “ciampista”, per la sintonia con gli appelli al dialogo tra le parti politiche lanciati dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Le elezioni del 2006 vedono l’Italia spaccata in due, e il centro-sinistra va al governo per pochi voti. Gli alti e bassi all’interno della coalizione di centro-destra porteranno Casini, all’inizio di dicembre del 2006, a pensare di lasciare con l’Udc la Casa delle Libertà.

Le incrinature nel rapporto tra UDC e CdL si manifestano con evidenza il 2 dicembre 2006, quando i partiti del centrodestra, uniti nell’opposizione al Governo Prodi II, organizzano tuttavia due manifestazioni in città diverse: Berlusconi, Fini e Bossi guidano il corteo che sfila a Roma, mentre Casini e gli altri dirigenti dell’UDC (escluso Giovanardi, che va a Roma), parlano a Palermo.

La crisi con Berlusconi

 

Durante il III Congresso dell’UDC che si è svolto a Roma dal 13 al 15 aprile 2007 Casini ha chiesto esplicitamente ai delegati di consolidare la linea perseguita dal partito negli ultimi tempi, a guida di Casini e Cesa, dichiarandosi indipendenti dalla Casa delle Libertà e di intraprendere iniziative autonome nell’opposizione al centro-sinistra; contrapponendosi così a Carlo Giovanardi il quale ha chiesto una riapertura del dialogo con la CdL in nome del comune essere alternativi alla sinistra e di avviare un percorso di alleanza e collaborazione con tutti i soggetti che aderiscono al Partito Popolare Europeo e si richiamano all’area politica di centro.

La linea di Casini è risultata la più convincente tanto che Cesa è stato riconfermato segretario con l’86% dei delegati, mentre Giovanardi riceve il 14%. Nelle conclusioni, Casini definisce l’UDC non come il fine, ma come il mezzo per la costruzione di un partito dei moderati che abbia come riferimento il PPE, confermando le posizioni del partito sull’azione parlamentare e sulla distinzione rispetto agli altri partiti del centro-destra.

Nell’agosto 2007 viene coinvolto in un’inchiesta del settimanale l’Espresso, nella quale si dimostra come egli abbia acquistato, insieme all’ex moglie, un intero palazzo in una prestigiosissima zona di Roma, intestando gli appartamenti alla stessa ex moglie, all’ex suocera e alle due prime figlie “a prezzi di saldo”.

Domenica 9 settembre 2007, all’indomani della manifestazione del V-Day, la definisce come «la più grande delle mistificazioni», una manifestazione «di cui dovremmo tutti vergognarci» e accusa i manifestanti – che avevano espresso dissenso nei confronti della Legge 30 – di aver attaccato la memoria del giuslavorista Marco Biagi ucciso nel 2002 dalle Nuove Brigate Rosse.

L’appoggio al Governo Monti

In occasione delle elezioni parlamentari del 2008, Casini rompe definitivamente con la Casa delle Libertà di Berlusconi. Nasce così una nuova alleanza con la cosiddetta “Rosa Bianca” e i Circoli Liberal. Dalla loro unione nacque l’Unione di Centro. Casini viene candidato a premier ottenendo il 5,6% facendo eleggere 36 deputati e 3 senatori. Casini è eletto capogruppo dell’Unione di Centro alla Camera dei deputati, incarico che manterrà fino al 26 aprile 2012 quando gli subentra il vice capogruppo vicario Gian Luca Galletti.

A seguito della polemica per la candidatura di Cuffaro, successivamente condannato a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio, Casini si assunse in diretta televisiva la responsabilità politica per la candidatura. Nonostante l’esito del voto che, nelle politiche del 2008, ha drasticamente ridotto la rappresentanza di tanti partiti, l’Unione di Centro ha confermato la sua presenza in Parlamento con oltre 2 milioni e mezzo di voti.

Contestando il “finto bipartitismo” e praticando in Parlamento un'”opposizione repubblicana”, Casini e l’UDC hanno votato i singoli provvedimenti valutandoli di volta in volta. Con il progetto della Costituente di Centro (di cui Pier Ferdinando Casini è uno dei promotori) l’Unione di Centro, contando sull’apporto di movimenti come la Rosa Bianca, i Circoli Liberal e rivolgendosi anche ai mondi dell’associazionismo civile e sociale – intende proporre un rilancio e un riscatto della politica con l’obiettivo di dar vita a un nuovo soggetto politico popolare e liberale, fondato sui valori che hanno generato la civiltà europea e in grado di raccogliere tutti i moderati italiani e gli “scontenti” dei due principali schieramenti.

Le elezioni europee e amministrative del giugno 2009 sono soddisfacenti per l’Unione di Centro, che registra da allora un significativo incremento di voti fino alle amministrative del maggio 2012, quando si conclude l’esperienza politica del Terzo Polo di cui l’UdC era la parte maggioritaria. Nonostante l’insistenza con cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi cerca di convincerlo a rientrare nella maggioranza di centrodestra, Casini rimane fermo nell’opposizione al Governo considerando ormai conclusa la stagione politica di Berlusconi.

Nel novembre del 2011 spinge l’UdC ad appoggiare il governo tecnico presieduto da Mario Monti, che realizza una politica di estremo rigore sia nella fiscalità che nella spesa pubblica al fine di rispettare gli impegni assunti in sede comunitaria dal governo precedente e di evitare la fuoriuscita dall’euro. L’UdC entra così a far parte della “strana maggioranza”, come definita dallo stesso Monti, composta da PdL, PD, UdC e FLI. Con una lettera indirizzata al Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini il 30 marzo 2012, Pier Ferdinando Casini, primo fra tutti, rinuncia ad ogni beneficio connesso allo status di ex Presidente della Camera.

Il 21 settembre 2012 è rieletto, all’unanimità, Presidente dell’Internazionale Democratica Cristiana. Alle elezioni politiche del 2013 Casini si candida al Senato della Repubblica nella coalizione denominata Con Monti per l’Italia, nella quale confluiscono anche gli esponenti dell’UdC. Viene eletto quale capolista nella Regione Basilicata e Campania, optando per quest’ultima.

L’appoggio al Governo Letta e la Commissione Esteri del Senato

Le elezioni politiche del 2013 hanno costituito per l’UdC una pesante sconfitta, con la rappresentanza parlamentare ridotta a 10 deputati e 3 senatori (compresi gli eletti all’Estero) e schiacciata dalla preponderanza della Scelta Civica di Monti con il quale vengono formati gruppi unitari sia alla Camera che al Senato. Per questo Casini decide di non partecipare al Consiglio nazionale del partito convocato subito dopo il voto per esaminare i risultati elettorali, al fine di consentire maggiore libertà a tutti i dirigenti nell’esprimere le proprie valutazioni.

Casini, senza ricoprire più alcuna carica né istituzionale, né di partito, continua in Senato a impegnarsi nell’affrontare le questioni politiche via via all’ordine del giorno, come l’elezione del Presidente del Senato prima e poi di quello della Repubblica e infine nella formazione del Governo Letta, che ottiene l’appoggio di Scelta Civica e dell’UdC, la quale entra anche a far parte della compagine ministeriale con Gianpiero D’Alia che diventa Ministro della Pubblica Amministrazione e Gian Luca Galletti Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione.

Il 7 maggio 2013 Casini viene eletto Presidente della Commissione Esteri del Senato. Fra gli altri provvedimenti adottati dalla Commissione sotto la sua presidenza vi è la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e quella domestica. Nel febbraio del 2014 ha guidato una delegazione di parlamentari come presidente della commissione in visita in India per verificare le condizioni dei due marò italiani trattenuti per la controversia tra Italia e India relativa all’uccisione di due pescatori indiani del Kerala.

A ottobre del 2013 si consuma la rottura dell’alleanza politica tra UdC e Scelta Civica di Monti, alleanza che sin dai primi giorni successivi alle elezioni aveva mostrato incrinature e difficoltà. Anche i gruppi parlamentari si separano e gli eletti dell’UdC vanno a confluire nel nuovo soggetto denominato Per l’Italia insieme ad alcuni ex montiani, come il ministro della Difesa Mario Mauro e Lorenzo Dellai.

L’appoggio al governo Renzi

A febbraio del 2014, pur proseguendo l’appoggio dell’UdC al Governo di larghe intese presieduto da Letta, Casini annuncia l’intenzione di riallacciare l’alleanza politica con il centrodestra, nelle due componenti della rinata Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi e del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Secondo Casini ormai il sogno di dar vita a un polo autonomo di centro è tramontato per effetto dell’entrata in scena del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che ha occupato politicamente ed elettoralmente tutti gli spazi alternativi disponibili.

Nel frattempo, però, Casini con l’UdC e il gruppo Per l’Italia concede il voto di fiducia anche al governo Renzi che conserva la stessa maggioranza del precedente governo Letta (tenendo conto della scissione tra Forza Italia, che ha lasciato la maggioranza, e Nuovo Centrodestra, che vi è rimasto). All’interno del governo Renzi l’UdC ottiene il Ministero dell’Ambiente, assegnato a Gian Luca Galletti.

Il sostegno al governo Gentiloni e l’abbandono dell’UdC

Il 1º luglio 2016 Casini annuncia di non aver rinnovato la tessera dell’UdC, cessando quindi di farne parte. Il motivo di tale atto è la decisione dell’UdC di non aderire ai comitati per il sì per il referendum costituzionale del dicembre 2016.

Il 16 dicembre 2016, insieme a Gianpiero D’Alia, fonda un nuovo soggetto, Centristi per l’Italia, con il quale, a differenza del suo ex partito, rimane in Area Popolare a sostegno del governo Gentiloni. L’11 gennaio 2017 Centristi per l’Italia cambia nome in Centristi per l’Europa.

La commissione banche e l’elezione con il centro-sinistra

Il 27 settembre 2017 con 21 voti su 40 viene eletto Presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche; nel contempo si dimette dalla Presidenza della Commissione Esteri.

Il 29 dicembre Casini partecipa alla fondazione della lista Civica Popolare assieme ai Centristi per l’Europa, Alternativa Popolare di Beatrice Lorenzin, Unione per il Trentino di Lorenzo Dellai, L’Italia è Popolare di Giuseppe De Mita e l’Italia dei Valori di Ignazio Messina. La lista appoggia il Partito Democratico di Matteo Renzi in vista delle elezioni politiche di marzo 2018 e Casini è il candidato della coalizione all’uninominale di Bologna: vince con il 34,93% (69.991 voti contro i 53.997 del centro-destra) e si iscrive al gruppo Per le Autonomie essendo l’unico eletto del suo partito al Senato. Il 2 agosto 2018 viene eletto all’unanimità Presidente dell’Interparlamentare italiana, organismo bicamerale che aderisce all’Organizzazione mondiale dei Parlamenti (IPU-UIP).

In occasione delle elezioni europee del 2019 Casini dichiara il suo sostegno al Partito Democratico, auspicando però la formazione di un nuovo grande partito di centro.

Vita privata

In prime nozze sposa Roberta Lubich, dalla quale ha avuto due figlie, Benedetta e Maria Carolina. Dopo la separazione consensuale dalla Lubich, avvenuta nel 1998, e il successivo divorzio, Casini intraprese una nuova relazione sentimentale con Azzurra Caltagirone, figlia del noto imprenditore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone.

La compagna lo seguiva nelle cerimonie ufficiali in Quirinale ed è stata lì ad applaudirlo alla Camera dopo il suo discorso d’insediamento. La cosa suscitava chiacchiericci soprattutto perché tra i due c’erano vent’anni di differenza.

In un’intervista rilasciata presso il quotidiano “Libero”, Pier Ferdinando Casini ha dichiarato di apprezzare molto esteticamente Mara Carfagna e che lei e Maria Elena Boschi pagano politicamente il prezzo della loro bellezza.

A due anni dall’ex relazione, durante un viaggio all’estero, il leader centrista ha conosciuto la nuova compagna (una giovane di origini colombiane che ricorda nei tratti Mara Carfagna) con lei ha trascorso le ferie presentandola agli amici come la fidanzata ufficiale.

I due sono stati fotografati il 6 settembre del 2017 dal settimanale “Chi” a bordo dello yacht dell’amico petroliere Ugo Brachetti Peretti. Ad oggi il rapporto con la misteriosa bruna è gestito nella massima riservatezza.

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