La squadra mobile della questura di Pisa ha fermato un 35enne italiano, per l’aggressione che ha ridotto in fin di vita la psichiatra Barbara Capovani. La donna è stata aggredita nel tardo pomeriggi del 21 aprile, all’esterno dell’ospedale Santa Chiara di Pisa.
Psichiatra ridotta in fin di vita a Pisa: fermato un uomo per l’aggressione
Un uomo di 35 anni di nazionalità italiana, è stato fermato alle 4 di questa notte dalla Polizia di Stato di Pisa. Il fermo è stato disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, dopo le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura. L’uomo è ritenuto il presunto autore del tentato omicidio premeditato della psichiatra Barbara Capovani.
La donna è stata aggredita con una spranga all’esterno dell’ospedale Santa Chiara di Pisa. Un testimone ha fornito un parziale racconto dell’accaduto. Capovani è stata immediatamente trasferita al pronto soccorso dell’ospedale di Cisanello in gravi condizioni.
Il comunicato dell’Asl Toscana
“Le condizioni cliniche della paziente permangono critiche, nonostante le procedure chirurgiche e anestesiologico-rianimatorie messe subito in atto in Azienda ospedaliero-universitaria pisana che hanno stabilizzato il quadro, che rimane grave” si legge nel comunicato congiunto di Asl Toscana Nord ovest e Aou pisana.
Chi è l’uomo fermato: Gianluca Paul Seung
Gianluca Paul Seung è il 35enne arrestato dalla polizia di Pisa questa notte, per l’aggressione alla psichiatra Barbara Capovani. L’uomo si definisce uno sciamano ed è ex paziente dell’ospedale psichiatrico di Pisa e della vittima. Residente nel viareggino, sui social parlava di complotti, che spaziavano dalla vendita di cellule staminali fino alle sette sataniche.
Agli atti la squadra mobile ha trovato diversi precedenti di polizia su di lui. Ad esempio il 2 febbraio 2022 ha sputato e usato dello spray urticante contro una guardia del Tribunale di Lucca. Dove era stato convocato per un processo per interruzione di pubblico servizio. Sul proprio profilo Facebook, l’uomo denunciava un “chip esplosivo impiantato negli agenti segreti”.
Tra i suoi vaneggiamenti, l’idea che l’ex premier Mario Draghi fosse tra i protettori di Matteo Messina Denaro. Nelle sue denunce a tutte le forze di polizia, inoltre, scrive di essere a conoscenza di “un vertice segreto a Camp Derby per un traffico di armi gestito dalla regina Elisabetta”.