Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Pomigliano d’Arco? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra. A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Pomigliano d’Arco, il clan Mascitelli.
Camorra: il clan più potente della zona di Pomigliano d’Arco, il clan Mascitelli, la storia
Il clan Mascitelli è stato fondato nel 2015 da Bruno Mascitelli, 53 anni, detto ‘O Canotto. Abile stratega, ‘O Canotto si è guadagnato anche l’appellativo di “recordman”, in quanto è riuscito a crearsi un curriculum criminale con una certa coerenza, ritenuto vicino a quattro clan potenti di Napoli, senza comportarsi come un voltagabbana, ma con l’apparentamento sempre a clan alleati tra loro, tra i quali l’ormai decimato clan Sarno. Mantenendo comunque i legami con gli altri clan, Bruno Mascitelli, è diventato abbastanza potente da mettersi in proprio e fondare il proprio di clan. Ma Bruno Mascitelli è stato anche descritto come un macellaio, all’occorrenza.
Dopo la destabilizzazione del clan Foria
Per diversi anni il gruppo egemone a Pomigliano d’Arco è stato il clan Foria, ma dopo una serie di duri colpi subiti dalle Forze dello Stato, a seguito di arresti importanti dei vertici e affiliati, e sequestri di immobili, valori, ma anche armi e ingenti quantitativi di denaro e sostanze stupefacenti, l’organizzazione si è indebolita notevolmente, lasciando la città di Pomigliano, da un punto di vista criminale, terra di nessuno e di conquista per nuovi e feroci clan, come il clan Mascitelli.
Bruno Mascitelli, riparte da Pomigliano dopo la scarcerazione
Bruno Mascitelli, dal 2015, cioè quando viene scarcerato dopo aver scontato una pena di 4 anni, non appena uscito di prigione abilmente si inserisce nei vuoti di potere lasciati dalle organizzazioni criminali precedenti. In un’immaginaria mappa del crimine dell’hinterland napoletano, gli inquirenti lo collocano a Ponticelli, subito dopo l’implosione del clan De Micco, ma può contare su numerose amicizie anche a Pomigliano d’Arco e Casalnuovo.
Ed è proprio da Pomigliano che ‘O Canotto riparte, circondandosi di giovani e violente “paranze re creature”. Ambizioso e carismatico, cercando di allargare i suoi interessi anche su Ponticelli, inevitabilmente si è dovuto scontrare con il clan De Micco. Ma a Pomigliano la faida è diventata feroce, rendendo la città un luogo invivibile per gli abitanti ormai terrorizzati.
Le stese delle paranze del clan Mascitelli non si contano, come le bombe piazzate sotto le auto o alle saracinesche dei locali e gli agguati messi in atto.
La latitanza de ‘O Canotto, il blitz e l’arresto
Latitante da maggio 2017, cioè da quando venne spiccato un ordine di carcerazione per la condanna definitiva a 7 anni e mezzo di reclusione per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e altro, Bruno Mascitelli di sicuro non ha passato tutta la sua latitanza a Giugliano, suo paese natio. Comunque si sentiva al sicuro, se è vero che gli Operatori dell’Arma l’hanno trovato in pigiama a casa del nipote, mentre aspettava la compagna che si era allontanata per acquistare la cena. Ai Carabinieri della compagnia di Giugliano e agli uomini del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, non ha opposto resistenza né tanto meno ha tentato la fuga, anche se alcune indiscrezioni lo hanno descritto spavaldo e fiero. Si è infatti lasciato tranquillamente ammanettare. Nello stesso blitz a Pomigliano, sono finiti in manette altri 21 affiliati tra i quali uomini cardine del clan.
‘O Canotto, processo e riduzione di pena
Pochi mesi fa la V sezione della corte d’appello di Napoli ha elargito sconti di pena per il boss Bruno Mascitelli e i 21 affiliati al clan. Riduzione di pena per tutti. Di seguito solo alcuni esponenti eccellenti:
- Bruno Mascitelli, capoclan – da 20 anni di reclusione a 13 anni e 8 mesi.
- Carmine D’Ambrosio – da 13 anni e 4 mesi di reclusione a 7 anni e 20 giorni.
- Giuseppe D’Ambrosio – da 20 anni di reclusione a 13 anni.
- Raffaele Rescigno – da 13 anni di reclusione a 7 anni.
- Danilo Ciccarelli – condanna ridotta di un terzo.
Gli affari del clan Mascitelli, cemento e spaccio
Bruno Mascitelli in questi anni, nonostante le sbarre del carcere, ha dimostrato notevoli capacità imprenditoriali, sapendo infiltrare il proprio gruppo in modo disinvolto nell’amministrazione comunale, più volte, come un fantasma, facendo manovrare dal clan le gare d’appalto per i lavori pubblici e gestendo il cemento, le aziende e le società, tutte con obbligo di tangente e percentuale sui lavori. Inoltre, anche le attrezzature, i macchinari, i mezzi e il personale, gli operai e i funzionari, la gestione dei rifiuti e delle società che se ne occupano fanno parte del pacchetto “obbligatorio”. Lo spaccio di sostanze stupefacenti e il traffico d’armi, permangono l’altra parte di introiti del gruppo. Per il riciclaggio del denaro, ‘O Canotto, ha invece investito nel settore dei negozi per abbigliamento giovanile, nella ristorazione e nei locali di movida.
Relazione Dia
In una precedente e meno aggiornata relazione della Dia, il gruppo Mascitelli, in base al potenziale criminale di una prima analisi, venne definito “clan minore”. Nella versione aggiornata, messo a fuoco meglio il gruppo, raccolte molte più informazioni e svolte più indagini, il clan, è stato riqualificato ed è stata chiara la crescita di potenziale e di espansione, guadagnando la condizione di clan massiccio ed egemone nell’area. La Dia e gli organi di competenza stanno rivedendo le strategie di contenimento del fenomeno che ha spiazzato un po’ tutti, per espansione, per rapidità di infiltrazione e violenza.
Il clan Mascitelli, oggi
Il clan Mascitelli permane sotto il comando di Bruno Mascitelli e luogotenenti fedelissimi che gestiscono parte degli affari, quelli di livello più alto.
Militarmente, il gruppo ha avuto una crescita esponenziale, dimostrando di essere violento e pericoloso. Nuovi ras e schiere di giovani fanti, “paranze”, portano avanti lo spaccio di droga e sollevano scompiglio e terrore nelle strade.
Qualcuno ha detto che la camorra non esiste a Pomigliano, ma evidentemente non ha notato l’atmosfera e l’aria che si respira, soprattutto dopo gli ultimi casi di agguati, minacce e stese in pieno giorno. Il clan più potente di Pomigliano d’Arco è il clan Mascitelli, in piena attività e in piena fase di espansione.