44 anni fa appariva, per la prima volta, la parola “spam“, il cosiddetto messaggio pubblicitario non richiesto, inviato a un numero molto elevato di utenti tramite posta elettronica, canali social e addirittura li troviamo anche su WhatsApp.
Il termine spam deriva dal nome di un noto prodotto alimentare della Hormel Food Corporation, durante gli anni ’70, l’azienda statunitense produsse un’ampia varietà di carne in scatola, tali prodotti vennero promossi in maniera così insistente, attraverso vari sketch pubblicitari, da diventare una fonte di fastidio e irritazione.
Ma quando ebbe inizio il primo spam virtuale?
Dalla pubblicità insistente al messaggio virtuale il passo fu breve, era il 1° maggio 1978 quando la Dec (Digital equipement corporation) una delle principali aziende informatiche dell’epoca, annuncia la presentazione di una nuova famiglia di computer, i DecSystem-20.
Le prime macchine a fornire pieno supporto alla rete Arpanet, il network militare statunitense divenuto poi embrione del moderno internet. Uno dei responsabili del marketing, Gary Thuerk, insieme a un ingegnere della compagnia viene elaborato un messaggio pubblicitario, da inviare il 3 maggio a qualche centinaio di utenti, tutti della costa ovest.
I messaggi, che all’epoca potevano essere inviati solo 320 contemporaneamente, andarono a finire nel campo CC (copia per conoscenza), chi ricevette l’email si ritrovò a leggere infastidito un messaggio senza senso con, solo in coda, l’annuncio del nuovo computer.
Un primo esempio che rimase unico fino al 1993, nonostante gli invii di massa continuassero a esistere, il termine “spam” venne nuovamente usato nell’accezione attuale: qualsiasi mailing di massa indesiderata ed anonima.
A compiere l’operazione, Richard Dephew, amministratore di Usenet – una rete mondiale di server interconnessi – che inviò a decine e decine di utenti messaggi uguali nell’ambito del newsgroup.