Nel processo in corso a Palermo, il pubblico ministero ha richiesto una condanna a sei anni di reclusione per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver bloccato nel 2019 lo sbarco di 147 migranti salvati dalla nave Open Arms, quando era ministro dell’Interno.
Processo Open Arms, chiesti 6 anni per Matteo Salvini
Prima della requisitoria, Salvini ha commentato la vicenda affermando di rischiare “fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori“, e ha ribadito che “rifarei tutto, perché la difesa dei confini dai clandestini non è reato”. Dopo la richiesta di condanna, ha dichiarato: “Nessun ministro nella storia è stato processato per aver difeso i confini del proprio Paese. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani”.
Durante la sua requisitoria, il pubblico ministero Gery Ferrara ha affrontato la questione, rispondendo alla domanda se si trattasse di un “processo politico”. Ha spiegato che “qui non si tratta di atti politici, ma di atti amministrativi“. Ferrara ha sottolineato che, quando Salvini divenne ministro, le decisioni sugli sbarchi e il rilascio dei permessi di approdo (POS) furono trasferite dall’ufficio competente al gabinetto del ministro stesso, specificando che questo è “l’elemento chiave” del caso.