Il Ministero dell’Istruzione si è costituito parte civile nell’udienza preliminare in corso a Piacenza nei confronti di un professore di religione accusato di aver abusato di 11 alunni di un liceo della città. Tuttavia, secondo quanto riportato dal quotidiano Libertà, il ruolo dello Stato nel processo è stato complicato, in quanto da un lato è considerato il colpevole, insieme a quattro alunni, e dall’altro è stato ritenuto responsabile civile dai tre alunni coinvolti nell’udienza di novembre.
Prof religione accusato di abusi: ministero si costituisce parte civile
La giudice investita del caso aveva accolto la richiesta dei difensori degli studenti costituitisi parti civili: secondo i legali il professore è un dipendente del ministero e la scuola è stato il luogo dove l’insegnante è entrato in contatto con gli studenti diventate sue vittime. In pratica in aula si sarebbero create le premesse di reati consumati all’esterno della scuola. Un doppio ruolo dal quale il ministero ha tentato di svincolarsi: fra gli argomenti esposti al gup dall’Avvocatura dello Stato si ricorda come sia la diocesi a individuare i docenti di religione e come il giudizio sull’idoneità all’insegnamento sia di esclusiva competenza del vescovo.
Video hard inviati agli studenti
Le accuse rivolte nei confronti del professore di religione sono: aver inviato messaggi e video hard sui cellulari degli studenti minorenni e, in almeno due casi, incontri privati fuori dalla scuola. L’insegnante è stato sospeso dal servizio nel febbraio 2021 quando la storia era emersa, ed è stato arrestato.
Il caso era scoppiato, con la denuncia di alcuni studenti alla presidenza della scuola. L’insegnante, il cui difensore ha rifiutato ogni rito alternativo perché sostiene l’insussistenza delle accuse, nel giugno 2022 venne colpito da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, poi revocata.