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Qual è la differenza tra booster e terza dose del vaccino Covid?

Qual è la differenza tra booster e terza dose del vaccino Covid? Una domanda che in molti si stanno ponendo negli ultimi giorni

Qual è la differenza tra booster e terza dose del vaccino Covid? Una domanda che in molti si stanno ponendo negli ultimi giorni. Ecco quali sono le differenze spiegate dall’AIFA.

Covid, qual è la differenza tra booster e terza dose del vaccino?

Il 14 settembre a Rieti, nel Lazio, sono state eseguite le prime somministrazioni della terza dose del vaccino anti Covid in Italia, mentre da oggi vengono effettuate anche a Roma. Dal 20 settembre la campagna di inoculazione delle dosi aggiuntive sarà aperta ufficialmente in tutto il Paese. Va sottolineato che queste inoculazioni non hanno nulla a che vedere con i richiami/booster annuali, che molto probabilmente tutti noi dovremo fare per mantenere una efficace risposta del sistema immunitario contro il coronavirus SARS-CoV-2, che come dimostrato da diversi studi inizia a calare dopo diversi mesi.

Come spiegato in un documento dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), questa terza dose o dose addizionale serve a completare il ciclo vaccinale in soggetti fortemente immunodepressi. Più precisamente, in tutti coloro che si trovano in una “condizione di immunosoppressione clinicamente rilevante”, come ad esempio coloro che hanno ricevuto un trapianto di organo solido, che assumono potenti farmaci immunosoppressori per ridurre il rischio di rigetto. Tra le categorie di pazienti eleggibili per la terza dose indicate dal Ministero della Salute vi sono i pazienti con AIDS, cancro e immunodeficienze primitive; chi ha subito un trapianto di cellule staminali ematopoietiche; chi è in cura con terapie basate su cellule T; chi è stato sottoposto alla rimozione della milza (splenectomia); chi si trova in dialisi con una insufficienza renale cronica grave.

Nei soggetti in uno stato di elevata immunocompromissione, spiega l’AIFA, dopo aver somministrato il ciclo vaccinale primario (la doppia dose) “si osserva una ridotta risposta anticorpale che appare associata ad una minore protezione e il rapporto beneficio/rischio della somministrazione di una dose addizionale risulta favorevole”. In questi soggetti che hanno elevato rischio di sviluppare la COVID-19 grave il completamento del ciclo vaccinale con una dose supplementare (terza dose) permette di migliorare la risposta immunitaria. Inoltre, sottolinea l’AIFA, “consente di incrementare il titolo anticorpale e la percentuale di sieroconversioni”. In questo caso la terza dose va somministrata dopo almeno 28 giorni dal richiamo (seconda dose). Come dose aggiuntiva vengono utilizzati i vaccini anti Covid a RNA messaggero (mRNA) di Moderna e Pfizer-BioNTech, rispettivamente lo Spikevax e il Comirnaty.

La dose booster

Come indicato, questa dose supplementare/terza dose non va confusa con la dose booster/richiamo per la popolazione generale, che è invece assimilabile al vaccino che si fa ogni anno contro l’influenza e che ha lo scopo di mantenere una efficace risposta immunitaria nel tempo contro il patogeno pandemico. Come specificato dall’AIFA, la dose booster dovrebbe essere somministrata almeno 6 mesi dopo il richiamo per il completamento del ciclo vaccinale standard (seconda dose). Questo richiamo periodico è inizialmente previsto per anziani, soggetti ospitati nelle RSA e operatori sanitari particolarmente esposti al rischio di contagio (ad esempio coloro che lavorano nei reparti Covid e di malattie infettive), ma molto probabilmente saremo tutti chiamato a farlo.

 


 

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