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Quali sono i bonus per chi ha perso il lavoro?

Quali sono i bonus per chi ha perso il lavoro? L’ultimo arrivato in ordine di tempo è il supporto per la formazione e il lavoro, il contributo fino a 350 euro al mese introdotto dal governo Meloni e valido al massimo per un anno, legato alla partecipazione ai corsi di formazione per il lavoro, con la soglia Isee a seimila euro. Dopo lo stop al reddito di cittadinanza, sono diversi i bonus destinati a chi ha perso il lavoro. Sono suddivisi in tre tipologie: le indennità di disoccupazione, le politiche attive e il riconoscimento di alcuni strumenti specifici.

Tutti i bonus per chi ha perso il lavoro: i dettagli

Per quanto riguarda la prima categoria, vale a dire le indennità di disoccupazione, si tratta di aiuti che spettano a chi perde il lavoro in modo involontario, e che variano a seconda del settore di appartenenza e della tipologia di contratto. Le politiche attive, invece, sono percorsi di orientamento e formazione al lavoro organizzati da centri per l’impiego, agenzie per il lavoro o centri di formazione, che in alcuni casi prevedono anche un sostegno economico. La terza tipologia di aiuti sono i riconoscimenti di alcuni strumenti che sarebbero comunque stati riconosciuti in costanza di lavoro, come ad esempio il congedo di maternità, il congedo di matrimonio o l’indennità di malattia. Di seguito, nel dettaglio, tutti gli aiuti economici disponibili.

La Naspi

Partiamo dalle indennità di disoccupazione: ognuna è riservata a una categoria specifica di lavoratori. La Naspi (acronimo di nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego), ad esempio, è destinata ai lavoratori subordinati che hanno almeno tredici settimane contributive negli ultimi quattro anni. A loro spetta un’indennità pari al 75% dello stipendio medio percepito nel periodo di riferimento entro i 1.352,19 euro, più il 25% per la parte residua, fino ad arrivare al massimo a 1.470,99 euro (valori aggiornati al 2023).

C’è poi l’indennità di disoccupazione Dis-Coll: è simile alla Naspi, ma è riservata ai collaboratori coordinati e continuativi in caso di cessazione di una o più collaborazioni. Requisito essenziale è aver maturato almeno un mese di contribuzione nella gestione separata Inps. L’importo è simile a quello della Naspi, con alcune specifiche.


Foto di repertorio

La disoccupazione

L’indennità di disoccupazione Sar (sostegno al reddito) spetta invece ai lavoratori disoccupati che hanno avuto contratti di somministrazione e soddisfano alcuni criteri, fra cui l’aver almeno 110 giorni di lavoro. Si tratta di un contributo una tantum (si riceve una volta soltanto), e la sua entità varia a seconda delle categorie professionali del richiedente: l’importo oscilla da un minimo di 780 a un massimo di 1.000 euro lordi (qui trovate tutti i dettagli).

L’indennità agricola

C’è poi l’indennità di disoccupazione agricola, che spetta ai lavoratori agricoli dipendenti. Sono necessari alcuni requisiti: iscrizione negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli dipendenti, due anni di anzianità nell’assicurazione contro la disoccupazione involontaria e almeno 102 contributi giornalieri nel biennio. L’importo è pari al 40% della retribuzione di riferimento, con la trattenuta del 9% a titolo di contributo di solidarietà.

E veniamo agli aiuti economici inquadrabili nelle cosiddette politiche attive: quelle che riconoscono un bonus economico al momento sono due. La prima è il reddito di cittadinanza: la sua durata nel 2023 si è ridotta a sette mensilità, ad eccezione delle famiglie che al loro interno hanno un minore, un disabile o un componente con più di 60 anni. Spetta all’intero nucleo familiare e ha un importo che per la persona sola è pari a 500 euro al mese, con la possibilità di aggiungere un rimborso di 280 euro per le spese di affitto. Dal 2024 verrà sostituto dall’assegno di inclusione (qui tutte le informazioni necessarie).

Per chi non ha più diritto al reddito di cittadinanza, ha un Isee inferiore a seimila euro ed è considerato “occupabile”, da settembre 2023 è stato introdotto un percorso che parte dalla sottoscrizione del patto di servizio personalizzato con il centro per l’impiego e si sviluppa con la partecipazione a una serie di iniziative di formazione e orientamento. Si tratta di un bonus di 350 euro che a differenza del reddito di cittadinanza viene pagato alla singola persona: è il supporto per la formazione e il lavoro. Bisogna seguire un percorso a tappe, con diversi adempimenti prima di arrivare a incassare il nuovo assegno, per un massimo di dodici mesi: qui trovate tutte le  indicazioni su come fare domanda all’Inps.

Gli aiuti per i disoccupati

Infine, sempre nell’ambito degli aiuti disponibili per i disoccupati, ci sono alcuni strumenti che costituiscono una prosecuzione dei benefici di tutela che sarebbero stati riconosciuti anche in costanza di lavoro.

Il primo è l’indennità di malattia: in caso di malattia certificata dal medico entro i sessanta giorni dalla cessazione del contratto da lavoro dipendente, spetta un’indennità – tra il 4° e il 180° giorno – pari al 50% della retribuzione media giornaliera fino al 20° giorno, e pari al 66,66% dal 21° al 180° giorno. Ci sono poi il congedo matrimoniale e quello di maternità: sono entrambe indennità sostitutive. La prima spetta a chi nei novanta giorni che precedono il matrimonio o l’unione civile ha lavorato per almeno quindici giorni alle dipendenze di aziende industriali, artigiane o cooperative. La seconda dura cinque mesi, a patto che dalla sospensione del lavoro e l’inizio del congedo siano trascorsi non più di sessanta giorni, o in alternativa laddove l’ex lavoratrice risulti titolare di Naspi.

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