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Qualità della vita: Trento al primo posto, seguono Bolzano e Bologna

Arriva la classifica sulla qualità della vita nelle città d’Italia relativa all’anno 2022. Si tratta della 24esima edizione della graduatoria realizzata da ItaliaOggi con l’Università La Sapienza di Roma in collaborazione con Cattolica Assicurazioni. Una classifica che premia la provincia di Trento che ha ottenuto il massimo in quasi tutti gli ambiti.

Qualità della vita 2022, la classifica delle migliori città d’Italia

La situazione di Trento è in linea con quella che contraddistingue le altre province del Nord-Est. In particolar modo, il punteggio medio a livello dimensionale eccede il corrispondente medio nazionale. Discorso analogo, ma all’opposto, per la provincia di Crotone, che resta all’ultimo posto della classifica. Le ultime posizioni restano occupate delle province meridionali.

Crotone resta nel gruppo di coda in sei settori su nove (affari e lavoro; ambiente; istruzione e formazione; reddito e ricchezza; sicurezza sociale; tempo libero). Lo studio evidenzia una netta spaccatura tra Centro-Nord, da un lato, Sud e Isole, dall’altro: nessuna provincia meridionale o insulare, infatti, è nel gruppo delle 32 di testa.

Le prime posizioni

Dopo Trento, le prime posizioni sono occupate da Bolzano e Bologna che rispetto allo scorso anno guadagnano una posizione. Scala due posti Firenze che si posiziona al quarto posto. Resta stabile, in quinta posizione, Milano. Ottima scalata per Siena, dal dodicesimo al sesto posto. Scivola dalla prima alla settima posizione Parma.

Più stabile il fondo della classifica, che non registra grandi scossoni. Subito sopra Crotone ci sono in discesa Siracusa (106 da 104) e Caltanissetta (105 da 101), e in lieve risalita Napoli (104 da 106). Ha perso molte posizioni Torino: esattamente ne ha perse trentacinque, scivolando al 54esimo posto. Risalgono Como, Pesaro Urbino e Rimini.

La situazione generale

Secondo l’indagine, la qualità della vita è risultata buona o accettabile in 64 su 107 province italiane, con un miglioramento rispetto all’anno passato. Lo studio infine evidenzia come le grandi aree urbane abbiano retto meglio alla pandemia che ha invece affossato ulteriormente diverse aree meridionali e insulari.

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