Quando riaprono gli impianti da sci? Arriva lo stop fino al 5 marzo. Preoccupano le varianti. Così il ministro della Salute appena riconfermato, Roberto Speranza, motiva il no alla riapertura degli impianti fino al 5 marzo. Quando scadrà il Dpcm del 14 gennaio. Speranza ha firmato l’ordinanza dopo una riunione al ministero, al termine di una giornata segnata dagli allarmi del Cts e di Walter Ricciardi.
Quando riaprono gli impianti da sci? Stop fino al 5 marzo
Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, e il Cts sono concordi sul no alla riapertura degli impianti delle stazioni sciistiche. È “urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata”, afferma all’Ansa Ricciardi. Oltre a ciò, “va potenziato il tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale“.
La strategia di convivenza con il virus
È “evidente – avverte – che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno”. “Ne parlerò col ministro Speranza questa settimana”, ha annunciato.
“In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia ed gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti. Non dimentichiamo – ha sottolineato Ricciardi – che la variante inglese è giunta in Europa proprio ‘passando’ dagli impianti di risalita in Svizzera“.
Le mutazioni
Alla luce delle “mutate condizioni epidemiologiche” dovute “alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”, ha risposto il Comitato tecnico scientifico alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di “rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura” dello sci, “rimandando al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose”.
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L’analisi del Cts
La nuova analisi del Cts, che lo scorso 4 febbraio aveva dato il via libera allo sci in zona gialla seppur con una serie di limitazioni (vendita degli skipass contingentati e impianti al 50%), scaturisce dallo studio condotto dagli esperti dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute e della Fondazione Bruno Kessler proprio sulla diffusione delle varianti del virus in Italia.
Un’analisi condotta in 16 regioni e province autonome dalla quale è emersa la presenza delle varianti nell’88% delle regioni esaminate, con percentuali comprese tra lo 0 il 59%. Alla luce di ciò lo studio raccomandava di “intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione, rafforzando e innalzando le misure in tutto il paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto”.
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