Quanti anni di carcere sconterà Matteo Messina Denaro: tutte le condanne per stragi e attentati
Redazione Occhio Notizie
Quantianni di carcere dovrà scontare Matteo MessinaDenaro? È stato arrestato dopo una latitanza di 30 anni, considerato l’ultimo degli stragisti italiani, essendo tra i mandanti dei principali attentati mafiosi avvenuti in Italia tra il 1992 e il 1993.
Quanti anni di carcere sconterà Matteo Messina Denaro: tutte le condanne
Il boss di Cosa Nostra, latitante da 30 anni, è ritenuto tra i mandanti degli attentati mafiosi avvenuti in Italia tra il 1992 e il 1993. È stato condannato per la strage di Capaci e per quella di via D’Amelio e per gli eccidi del 1993 a Roma, Firenze e Milano. È ritenuto colpevole anche di decine di omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo nel 1996.
La strage di Capaci
Messina Denaro figura dunque anche tra i mandanti della Strage di Capaci, il 23 maggio del 1992. Nella foto uno scatto di Franco Lannino, il primo fotoreporter dell’ANSA giunto sul luogo della strage. Nell’attentato morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro e rimasero ferite 23 persone, fra le quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
La strage dei Georgofili a Firenze
MessinaDenaro è ritenuto responsabile anche della Strage dei Georgofili a Firenze avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 nei pressi della Galleria degli Uffizi. Cinque i morti in seguito all’esplosione di un’autobomba, oltre 40 i feriti.
La strage di via Palestro a Milano
Tra le stragi ricondotte al boss di Costa Nostra anche quella di via Palestro a Milano, il 14 maggio del 1993, nei pressi della Galleria d’Arte Moderna. Cinque i morti e 12 i feriti anche in questo caso per l’esplosione di un’autobomba.
L’attentato di via Fauro a Roma
C’è la firma di MessinaDenaro anche dietro l’attentato di via Fauro a Roma, quando, il 14 maggio del 1993, un’autobomba esplose vicino alla casa del giornalista Maurizio Costanzo, all’epoca molto impegnato nella lotta alla mafia.