A Durham (Inghilterra) una giovane ragazza è stata condannata a 27 mesi di reclusione per false accuse di stupro. Per ben due volte la giovane ha accusato un uomo di averla stuprata, formulando regolari e dettagliate denunce alla polizia inglese che hanno portato all’arresto dell’indagato. Tuttavia, era tutto falso: la ragazza aveva inventato ogni cosa.
Accusa un uomo innocente di stupro: condannata a 27 mesi di reclusione Chloe Anderson
Protagonista della storia è Chloe Anderson, una ventenne di Spennymoor. Nel marzo dello scorso anno, la giovane si era presentata alla polizia denunciando di essere stata vittima di una violenza sessuale da parte di un uomo. Le sue accuse avevano portato all’arresto dell’uomo in questione presso la sua abitazione. Nel corso delle indagini, Chloe, che all’epoca ancora non aveva compiuto 19 anni, denunciò nuovamente l’uomo, che nel frattempo era stato rilasciato su cauzione, e a maggio fu riarrestato.
A seguito dei due arresti, l’uomo fu costretto a sottoporsi a tamponi ed esami ed è stato interrogato più volte dalla polizia. Tuttavia, le riprese video delle telecamere di sorveglianza e numerose testimonianze lo collocavano in posti completamente diversi rispetto al luogo della presunta violenza descritta dalla giovane. Alla fine, è stato completamente scagionato.
La condanna di Anderson: aveva già denunciato altre persone innocenti
Sotto pressione dalla polizia, Chloe Anderson ha ammesso di essersi inventata tutto, dichiarandosi colpevole di due capi d’imputazione per intralcio alla giustizia. Il Tribunale ha rivelato che l’uomo non era l’unica vittima di queste false accuse. La giovane aveva già sporto denuncia contro altre persone per una serie di reati inventati, per i quali era stata sanzionata con un ammonimento.
“Hai commesso dei reati meschini. Sei una manipolatrice e non pensi al male che hai causato a persone innocenti. La vittima era un uomo assolutamente perbene, integerrimo e innocente, che stava per conto suo e non aveva avuto alcuna intenzione di farti del male. Viveva pacificamente a casa sua. Lavorava e faceva del suo meglio per condurre una vita rispettosa della legge. Si è sentito in imbarazzo e vergogna, incapace di svolgere le normali attività quotidiane,” ha dichiarato il giudice all’imputata. Ha poi aggiunto: “Quando sei stata arrestata, hai avuto tutte le opportunità per dire la verità. Invece hai continuato a sostenere che la vittima era uno stupratore recidivo, crudele e violento”.
La condanna di Chloe Anderson rappresenta un monito contro le false accuse, sottolineando le gravi conseguenze che possono avere sia sulle vite delle vittime innocenti sia sulla credibilità del sistema giudiziario.