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La Real Casa de’ Matti di Napoli: il primo ospedale psichiatrico d’Italia

A Napoli, per volere di Gioacchino Murat, nominato re di Napoli da Napoleone, fu fondato il primo ospedale psichiatrico d’Italia. Con il ritorno dei Borbone, l’ospedale continuò le sue funzioni, fino alla chiusura con la legge Basaglia.

La Real Casa de’ Matti di Napoli: la sua storia

Nel 1813, Gioacchino Murat, nominato re di Napoli da Napoleone cinque anni prima, fondò ad Aversa la Real Casa de’ Matti, il primo ospedale psichiatrico italiano. Il francese, che si ispirò alle nuove teorie psichiatriche del compatriota Philippe Pinel, per costruire il complesso utilizzò i locali del soppresso convento di Santa Maria Maddalena.

L’Ospedale la Real Casa de’ Matti divenne un punto di riferimento per l’organizzazione dei successivi manicomi italiani e anche stranieri. La fama del complesso si diffuse grazie ad una serie di terapie innovative, intraprese da Giovanni Linguiti. Quando i Borbone tornarono a Napoli, il manicomio fu soprannominato Real Morotrofio e diventò sempre più importante al punto che re Ferdinando IV vi portava i nobili in visita.

La Real Casa de’ Matti nel XIX secolo

Particolarmente importanti per il successo del manicomio furono due medici: Biagio Miraglia e Giovanni Sannicola. Il primo pubblicò, nel 1843, il “Giornale medico-storico-statistico del Regno delle Due Sicilie per la parte Citeriore del Faro”, considerato il primo periodico psichiatrico italiano.

Successivamente, nel 1854, scrisse i due volumi del “Trattato di frenologia”, in cui avanzava l’ipotesi dell’origine organica delle malattie mentali. Dopo sette anni, Miraglia annunciò, proprio al manicomio, la fondazione della Società Frenopatica Italiana, che può essere considerata alle origini dell’attuale Società Italiana di Neurologia.

Sannicola diventò medico dell’ospedale nel 1836 e pubblicò, insieme con il nipote, il giornale “Il Linguiti”, repertorio psicologico e medico delle malattie mentali.

Dal 1944 al 1946 l’ospedale psichiatrico perse momentaneamente la sua funzione originale e fu considerato centro per i profughi di guerra. La chiusura definitiva arrivò nel 1978 con la legge Basaglia che impose la chiusura di tutti i manicomi.

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