Cosa succede al Reddito di cittadinanza dopo le elezioni politiche del 25 settembre 2022? Come può cambiare il sussidio “made” Movimento Cinque Stelle? Sono domande che nelle ultime settimane milioni di italiani si stanno ponendo. Vediamo insieme qual è il programma partito per partito.
Cosa succede al Reddito di cittadinanza dopo le elezioni 2022: il programma dei partiti
La misura di contrasto alla povertà è stata introdotta nel gennaio 2019 e costa tra i 7 e gli 8 miliardi all’anno. Stando a quanto riportano i dati, finora solo il 4,2% dei beneficiari ha trovato lavoro. Inevitabile quindi, che la misura sia finita al centro della campagna elettorale. Ma cosa pensano i partiti in campo per le prossime elezioni? Scopriamolo insieme.
Movimento Cinque Stelle: il programma
Per i pentastellati la misura va rafforzata ancora ma rendendo efficace il sistema antifrode. Infatti, il M5s nel programma parla di “rafforzamento” della misura, salvo poi liquidarla in poche righe: “Misure per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive. Monitoraggio delle misure antifrode”.
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Centro-sinistra: il programma
Per il Partito Democratico andrebbero invece aumentati gli importi alle famiglie numerose (oggi svantaggiate rispetto ai single), eliminare i disincentivi al lavoro e, per favorire gli stranieri arrivati nella Penisola, ridurre il requisito minimo di 10 anni di residenza in Italia. In aggiunta, i dem vorrebbero affiancare l’estensione a tutti dei contratti collettivi più rappresentativi per migliorare la situazione salariale con l’integrazione pubblica alla retribuzione (in-work benefit) in favore dei lavoratori a basso reddito, come proposto IL CASO dalla Commissione sul lavoro povero.
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Centro-destra: il programma
Se nel programma condiviso si parla apertamente di «sostituzione», le posizioni nella coalizione di centrodestra sono piuttosto composite. La Lega vuole mantenere il Reddito per chi non può lavorare (modificando gli importi per Regione in base al costo della vita locale, e affidandolo ai Comuni), assegnando invece a coloro che possono lavorare un ammortizzatore sociale e dei corsi di formazione, Forza Italia si concentra sul ridurre la platea per destinare 4 miliardi di euro alle pensioni. Giorgia Meloni parla di “abolizione” a favore di un strumento a tutela di over60, disabili e famiglie.
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Terzo Polo: il programma
Il giudizio del Terzo polo sulla misura è negativo: uno strumento “pensato male” che “ha mostrato i suoi limiti”. Nel programma si chiede quindi lo stop al sussidio dopo un primo rifiuto di un’offerta congrua, un limite di due anni per trovare lavoro a cui segue la riduzione di un terzo e la presa in carico dai servizi sociali comunali. In più si chiede anche che le agenzie private possano accedere ai dati dei Centri per l’impiego e li affianchino nella ricerca di lavoro e di usare Its e scuole di formazione per riqualificare i percettori.