Stretta in arrivo per il reddito di cittadinanza. Il Comitato Scientifico per la valutazione del sussidio ha dato l’ok a due proposte di modifica. La più importante riguarda le ipotesi di perdita dei soldi. Che arriverà se i beneficiari non accettano un lavoro che dura anche solo tre mesi. Ecco le ultime novità e cosa succederà al reddito di cittadinanza.
Reddito di Cittadinanza: cosa succede se si rifiuta un lavoro?
La seconda offerta di lavoro “congrua” non dovrebbe quindi essere più soggetta a limiti. Anche di distanza, visto che oggi il lavoro deve essere collocato a 250 chilometri dalla residenza del destinatario del sussidio. Ok anche al taglio di cinque euro ogni mese in caso di rigetto di offerta di impiego. La soglia massima del taglio rimane a 300 euro mensili.
Come sarà il nuovo reddito di cittadinanza
Nel 2021, secondo quanto riporta il Corriere, il costo del reddito di cittadinanza potrebbe arrivare fino a 9 miliardi di euro. Il numero di beneficiari è salito ancora, nonostante la ripresa economica di cui tanto si è parlato. Le persone che oggi percepiscono il sostegno al reddito sono circa un milione in più rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia di Covid. Nella legge di Bilancio, in cui verrà inserita e finanziata nuovamente la misura, ci saranno anche delle modifiche su cui si sta ancora lavorando. Una su tutte, una procedura per identificare i “furbetti” e scovare le frodi, sempre più frequenti. Tra le novità ci dovrebbe essere l’inserimento obbligatorio di un certificato di residenza recente al momento della domanda.
Cosa succede a chi rifiuta
Per chiedere il reddito di cittadinanza bisognerà firmare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, sia del richiedente che dei suoi familiari. Altrimenti la domanda non viene neanche considerata. Poi c’è il capitolo offerte di lavoro rifiutate: ad oggi si perde il sostegno dopo aver declinato tre proposte ritenute congrue. Il governo sta pensando se e di quanto ridurre queste tempistiche, anche perché spesso queste tre offerte non arrivano neanche a destinazione. Si va verso un taglio dell’assegno forse già dal primo rifiuto di un’offerta di lavoro, ma più probabilmente dal secondo. In questo modo, tra l’altro, il governo punta a risparmiare quasi un miliardo.