Raccolte in appena 3 giorni oltre 400mila firme per legalizzare la coltivazione e l’uso personale di cannabis. Molteplici associazioni si sono spese per raggiungere questo inatteso risultato, provando ad addentrarsi in un terreno complicato, dove si contrappongono esigenze e punti di vista notevolmente diversi. Il referendum, tanto atteso da consumatori e coltivatori, permetterebbe di modificare il Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, raggiungendo altri Stati avanguardisti europei ed americani. Le modifiche al Testo Unico riguarderebbero la depenalizzazione della coltivazione di qualsiasi sostanza per uso personale, oltre che l’accantonamento della sanzione della pena detentiva. Ovviamente, sarebbero ugualmente trattate in maniera differente le condotte assimilabili all’associazione finalizzata al traffico illecito.
Inoltre, il quesito referendario dovrebbe riguardare anche l’abolizione della sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori, in situazioni di semplice possesso di cannabis. Il consumo alla guida resta vietato.
Il referendum sulla cannabis
Il quesito referendario recita: «Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, avente ad oggetto “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza“, limitatamente alle seguenti parti:
Articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”;
Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”;
Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?»
Come firmare per il referendum sulla cannabis?
Esattamente come stabilito dalla recente giurisprudenza, anche per il referendum sulla cannabis è stato possibile raccogliere le firme in maniera digitale. In realtà, proprio a causa delle procedure telematiche è stata manifestata un’impennata della partecipazione dei cittadini. Infatti, dopo sole 72 ore, oltre 400mila cittadini hanno dimostrato il proprio sostegno alla causa. Oltre 400mila firme raccolte, in uno spazio temporale davvero molto limitato. L’obiettivo delle 500mila firme potrebbe essere raggiunto già nel prossimo week end, anche se il termine ultimo è il 30 settembre. La firma può essere affidata da ogni utente attraverso il sistema di identità digitale (Spid), qualunque dispositivo di firma digitale, oppure attraverso il servizio TrustPro.
Cosa ne pensa la politica del referendum sulla cannabis?
Ennesimo smacco per la politica, troppo lenta e farraginosa per poter realmente accogliere le esigenze dei cittadini, continuamente in evoluzione. Soprattutto in riflesso ad un Esecutivo così tanto variegato. Il governo Draghi accoglie troppe idee differenti e ciò evidente anche sul tema della cannabis. La stessa incertezza è proiettata anche in Parlamento, dove non si riesce a raggiungere un punto d’incontro su differenti tavoli.
Maurizio Gasparri (FI) ad Omnibus, durante la puntata del 15 settembre, ha spiegato le ragioni della sua contrarietà al referendum sulla cannabis: “Nei casi di cronaca c’è quasi sempre un po’ di droga. Attenzione ad andare su questa strada. Ci sono già le norme per far uscire le persone dal carcere in presenza di un percorso di recupero. Le droghe fanno tutte male, compresa la cannabis”.
Anche Matteo Salvini ad inizio settimana ha dichiarato piena contrarietà al referendum. Anzi, alle domande del giornalista, durante la visita al Mercato Centrale di Milano, il Segretario della Lega ha risposto che non firmerà il referendum, “perché la droga è droga. Da giovani c’è la possibilità di essere di sinistra e di avere una certa visione del mondo. Poi cresci, lavori, ti nascono dei figli e ti rendi conto che la droga è morte sempre e comunque. Preferisco un bicchiere di rosso”.
Della Vedova (Più Europa) racchiude la visione della politica sulla cannabis
Decisamente opposta, invece, la visione di Benedetto Della Vedova, da sempre molto attivo sul punto. Il Sottosegretario agli Affari Esteri, nonché Segretario di Più Europa, durante un’intervista ai microfoni di Radio Radicale è apparso entusiasta dell’andamento del referendum.”Mi fa piacere che Beppe Grillo abbia preso pubblicamente la parola per sostenere una iniziativa che peraltro non è sua e del M5s. Quindi, ben venga il supporto di Grillo. Mi stupisce, invece, che su temi come cannabis ed eutanasia legali manchino all’appello le posizioni di partiti importanti. Il silenzio del Pd è assordante, come quello di Forza Italia, con eccezione adamantina di Elio Vito”.
Poi, il Segretario di Più Europa ha aggiunto: “Il Pd non prende posizione su due temi, come cannabis ed eutanasia legali, a cui sicuramente sono sensibili molti dei suoi elettori. Io, da europeista liberal-democratico, chiedo al Pd e a Enrico Letta: ma come è possibile che non prendiate posizione su questo? Non ci si può chiamare fuori da un confronto e da una iniziativa che è diventata politica. Non si può far finta che non ci sia il tema. Credo che sia un momento importante e una svolta per tutti gli antiproibizionisti ragionevoli d’Italia. È con questi referendum che andiamo allo scontro con Salvini e Meloni. Chi si chiama fuori oggi dal referendum sulla cannabis, secondo me, esclude dal proprio perimetro milioni di italiani che vogliono scelte innovative e pragmatiche. Non esprimersi significa esprimersi. E io ritengo che oggi non sia possibile non esprimersi su questo. Ritengo che questo silenzio sia, ahimè, un segnale forte di una prospettiva politica poco coraggiosa e poco attenta i temi delle libertà personali”.