Ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, Riccardo Scamarcio racconta la sua paternità e in che modo la nascita della figlia Emily lo ha cambiato. Dal 2020 è padre della piccola che è nata dalla relazione tra l’attore e la ex compagna Angharad Wood. Ecco le sue parole.
Riccardo Scamarcio racconta la paternità
Riccardo Scamarcio è stato ospite di Silvia Toffanin nella puntata di Verissimo del 9 marzo 2024. L’attore, al cinema dal 14 marzo con il film “Race For Glory – Audi vs. Lancia” del quale è regista, si è raccontato apertamente e, in particolare, ha raccontato come la paternità lo abbia cambiato. Dal 2020 è padre della piccola Emily, la figlia nata dal legame con la ex compagna Angharad Wood. Oggi la piccola ha 3 anni e mezzo. “Da quando sono padre sono cambiato, sono più responsabile. Sento che la mia vita è importante perché voglio starle vicino. Aiutarla adesso che è così piccola, proteggerla. Emily parla tantissimo, è un fenomeno, bravissima. Anche lei dice di essere un’attrice, balla, canta, è molto simpatica”, ha raccontato orgoglioso Scamarcio della sua bambina.
“Adesso che sono padre tutto ha senso. Ho avuto la fortuna di avere una bambina, Emily, dopo la morte di mio padre. Sono fasi, bisogna essere pronto ad affrontarle tutte. Siamo tutti sollecitati dal nostro lavoro che ci distrae da quelle che sono le cose davvero importanti della vita. Io ho i piedi ben radicati alle mie radici ma lo sguardo rivolto alle stelle”, ha raccontato ancora Riccardo Scamarcio che ha avuto la sua bambina dopo la morte del padre.
Il rapporto con i genitori
Scamarcio, profondamente legato alle sue origini, ha raccontato anche la scomparsa del padre Emilio, morto nel 2017: “Mio padre mi ha insegnato l’onestà, è la grande lezione che mi ha lasciato. Sono stato un bambino molto amato. È stato forte vederlo ammalato per circa un anno, l’esperienza più forte della mia vita. Ci siamo detti quanto ci amavamo entrambi”. Meraviglioso il rapporto con la madre:
La passione per la recitazione l’ho sempre avuta, fin da quando ho scoperto il teatro a 15 anni. Ero un ribelle, un bambino irrequieto, facevo fatica a stare a scuola per tante ore. A 12 anni ho sfasciato la macchina di mio padre perché convinto di saper guidare. Con mia madre ho un rapporto bello, appena posso vado giù in Puglia a trovarla. Lei continua a dipingere, sta per inaugurare una mostra. La pittura l’ha salvata, un po’ come a me il cinema. Avrei potuto prendere delle strade sbagliate. Mia madre mi mise un investigatore privato per scoprire cosa combinavo. Solo che l’ho seminato, pur non sapendo di essere seguito.