Cronaca, Politica

La nuova riforma Brunetta ed il pregiudizio per gli Under 30: la voce di comitati e associazioni

La nuova riforma Brunetta inciderà notevolmente sulla ripresa dei concorsi pubblici, immobilizzati dall’emergenza sanitaria, svantaggiando i concorrenti “più giovani e meno titolati”. In più occasioni, associazioni e comitati hanno provato a mostrare dissenso nei confronti del D.L. 44/2021, soprattutto per l’articolo 10, potenziale autore di pregiudizio per gli Under30.


La riforma Brunetta ed il pregiudizio per gli Under30

La riforma Brunetta ridisegna le modalità di svolgimento dei concorsi, tra le critiche e le contestazioni.

“Come principio generale, é impensabile immaginare un organismo, come la PA agire senza le figure dei giovani, non si può immaginare che non ci sia, negli ambienti lavorativi, una sinergia tra giovani apprendisti, figure esperte, e figure sagge. L’interscambio generazionale genera dinamismo, che significa efficienza, senza giovani la Pubblica Amministrazione sarà sempre immobile. Un pantano di figure senza stimoli. Viva i giovani evviva l’inesperienza che può essere colmata con l’insegnamento degli esperti e con il lavoro sul campo. Opportunità che mancheranno a causa della visione arcaica e Brunettiana del complesso mondo sociale”, afferma Giovanni Gaeta, Senatore Accademico dell’Università di Salerno e Consigliere del Comune di Montoro.


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“Fa davvero male sentir parlare di turn over generazionale, piani straordinari per i giovani e di rilancio delle amministrazioni senza una reale inversione di marcia da parte del Legislatore. Premesso che il concorso è lo strumento di reclutamento costituzionalmente garantito per l’accesso nelle P.A., è doveroso però, sottolineare l’alta incidenza della disoccupazione giovanile soprattutto nel Mezzogiorno D’Italia.
Gli enti locali hanno bisogno di nuova linfa, di giovani preparati e competenti con voglia di voler portare innovazione e sviluppo per soddisfare le tante richieste dei cittadini.
La mia provocazione al Ministro è di mettere realmente al centro la classe giovanile attraverso l’adozione di strumenti in grado di poter incentivare l’ingresso nelle amministrazioni pubbliche e di eliminare ogni azione che impedisca la partecipazione o l’accessibilità nelle stesse come sta avvenendo per i titoli e le esperienze prese in considerazione per il concorso dei 2800 tecnici“, aggiunge Amleto De Vito, Consigliere VIII Municipalità del Comune di Napoli.


L’incisione della nuova riforma Brunetta sui concorsi nella Pa

Sulla drastica scelta della riforma Brunetta, Elena La Franca, del Comitato “No Riforma Concorsi Pa”, ha affermato: “Il decreto introduce l’obbligo di sostituire la famosa prova preselettiva con una selezione per soli titoli (ulteriori rispetto a quelli necessari) per partecipare a un concorso pubblico. Questo porterà all’inevitabile esclusione automatica di tantissimi candidati neodiplomati, neolaureati (anche con il massimo dei voti) o persone che non hanno la disponibilità economica per ottenere costosi Master pubblici o privati e che, pur avendo il titolo per partecipare, non avranno nessuna chance di mettersi alla prova.

La questione più problematica però è che i punteggi e la scelta di quali titoli rilevino, viene lasciata alle singole amministrazioni. Il rischio è chiaro: emanazione di bandi ad personam.Inoltre anche candidati super titolati, magari con un titolo estero o con attestazioni di spessore, potranno risultare completamente invisibili alla pa, che li eclude. Tutto ciò non è garanzia di qualità sotto nessun aspetto concreto, anzi. La decisione di effettuare il famoso ricambio generazionale e di selezionare personale competente, di cui parla il Ministro Brunetta, è in contrasto con la realtà dei fatti e con quello che propone.

Il Ministro ci ha definiti giovani mediocri e impauriti capitanati da cattivi maestri. Parlare dei giovani come masse inconsistenti e incapaci di autonoma comprensione della realtà è davvero svilente e così dicendo il Ministro svaluta anche la stessa Pubblica Amministrazione di cui orgogliosamente vogliamo far parte“.

Sulla questione è intervenuto anche Lorenzo Raso, rappresentante studentesco dell’Università di Salerno: “Sbloccare i concorsi pubblici e sopratutto far sì che vengano portati al termine in pochi mesi è un grande passo sopratutto qui, in Italia, dove i tempi sono infiniti e le procedure burocratiche sono lente.
È inaccettabile, però, che tali concorsi non permettono ai giovani di essere messi in condizione di partecipare”.


La riforma contro i giovani e poveri

Riflette la stessa rabbia anche l’intervento di Davide Lecca, del Comitato No Riforma Forense: Il Ministro Brunetta, vista la necessità di riformare la P.A., attraverso una celerità delle assunzioni e delle modalità di reclutamento, ha introdotto una nuova modalità che ha allarmato i giovani italiani, ma non solo.

L’art. 10 del D.L. 44/2021 riforma l’accesso alla pubblica amministrazione, eliminando di fatto la vecchia e ordinaria preselettiva, che aveva il compito si scremare il numero di candidati per l’accesso alla prima e vera prova scritta. Quindi come avverrebbe tale scrematura se venisse cancellata la vecchia modalità di preselezione? Semplice. Accederebbero al concorso solo coloro in possesso di determinati titoli, ossia chi è in possesso di Master di II livello, dottorati, abilitazioni, iscrizioni ad albi e via dicendo. Ma non solo, sempre in base allo stesso articolo verrebbe valutata anche la pregressa esperienza presso una pubblica amministrazione, il tutto sulla base della discrezionalità delle singole amministrazioni che potranno o meno applicare tali regole.

Orbene appare evidente che l’articolo riguardante la riforma appare nettamente discriminatorio.L’articolo sembra affermare che solo coloro che hanno una solida base economica alle spalle possano andare avanti nella pubblica amministrazione, eliminando di fatto la possibilità al giovane di poter concorrere per un determinato posto pubblico.Non tutti possono permettersi di acquistare ulteriori titoli, come ad esempio un Master di II livello che spesso si aggirano tra i 5-10.000 euro, ma non solo, come fa un giovane neolaureato ad acquisire tutti questi titoli vista la giovane età?

Tutti i cittadini possono e devono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, e in base a ciò spetta allo stato promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra i cittadini, come stabilito dagli artt. 4-97-51 della Costituzione Italiana.

Ma non solo, la riforma parla anche di valutazione per titoli di servizio, ossia la pregressa esperienza lavorativa presso una pubblica amministrazione. Come fa un cittadino, giovane o meno, ad avere esperienza presso una P.A. se non gli si da la possibilità di partecipare a un concorso pubblico e quindi la possibilità di superarlo, vincerlo e appunto maturare finalmente esperienza nel settore pubblico? È un controsenso”.


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Sulla presunta questione di legittimità della riforma Brunetta?

“La riforma Brunetta è una riforma incostituzionale, viola principi basilari della costituzione, soprattutto in termini di disuguaglianza, creando forti discriminazioni tra i cittadini- aggiunge lo stesso Davide Lecca. “Inoltre vi è il concreto rischio, soprattutto nei concorsi locali, che si creino veri e propri bandi ad personam, pratica che – ahimè- è già comune.Per questo l’art. 10 deve essere rimosso in sede di conversione o modificato. Ben vengano le digitalizzazioni e la celerità delle procedure, soprattutto delle correzioni e pubblicazioni delle graduatorie, le quali spesso venivano pubblicate dopo svariati mesi.Il rischio concreto, qualora l’art. venisse confermato in sede di conversione, è che tutti i futuri bandi vengano impugnati da chi né ha interesse, bloccando di fatto i concorsi e producendo l’effetto contrario dello scopo della riforma, ossia la celerità di reclutamento, che di fatto verrebbe meno”. 

Dello stesso parere è anche Valentina Autuori, praticante avvocato, scossa dall’ennesimo sacrifico spettante ai giovani: “La riforma introdotta dal ministro Brunetta per la semplificazione , in teoria, dell’accesso alla P.A. è discriminatoria, in quanto sacrifica inevitabilmente giovani neo laureati che stanno iniziando il percorso di formazione post-laurea o coloro i quali non hanno potuto accedervi per motivi economici. Tali categorie vengono del tutte escluse nonostante siano quelle che più hanno risentito della crisi dovuta alla pandemia , ritrovandosi bloccati nel loro percorso formativo, soprattutto al sud”.

L’intervento dell’ avv. Giancarlo Cirillo, Presidente dell’ass. Giovani Energie Meridionali, invece, sposta il focus sulle possibili discriminazioni insite nell’articolo 10 del D.L. 44/2021:”La Riforma Brunetta è disciminatoria, l’alternativa è la proposta di legge depositata presso la Suprema Corte di Cassazione Piano Straordinario per la formazione e l’occupazione di 100.000 giovani che prevede un dimezzamento delle prove e quindi dei tempi, ma che permette di partire tutti uguali alla partenza. Inoltre abbiamo lanciato una petizione contro tale riforma, ottenendo oltre 17mila firme su change.org, nel giro di pochi giorni. A dimostrazione che nei confronti della riforma vi è un diffuso dissenso”.