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La riforma del Premierato approvata dal Senato, 109 voti favorevoli e 77 no: ora il provvedimento passa alla Camera

La riforma costituzionale del Premierato viene approvata dal Senato: il testo passa ora alla Camera dei Deputati. Il via libera dopo 109 voti favorevoli, 77 contrati e un astenuto. Ecco cosa prevedere il disegno di legge.

Premierato, la riforma approvata dal Senato

Oggi, martedì 18 giugno, è arrivato il via libero definitivo per la riforma costituzionale del Premierato dal Senato. Il disegno di legge passa alla Camera dei Deputati con 109 voti favorevoli, 77 contrari e un astenuto.

Suffragio universale e premio: cosa cambia con l’approvazione

La proposta di legge andrà a modificare la Costituzione con l’obiettivo di rafforzare i poteri del Presidente del Consiglio e l’introduzione della sua elezione diretta. Tale disposizione, qualora verrà approvata, sostituirebbe l’attuale meccanisco di elezione consentendo così ai cittadini di esprimere direttamente la propria preferenza per il capo dello Stato. Il ddl è composto da sette articoli recanti le modifiche agli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione.

Il Capo del Governo non riceverebbe più dunque l’incarico dal Presidente della Repubblica sulla base del risultato elettorale e delle possibili maggioranze in Parlamento, ma sarebbero direttamente i cittadini a scegliere il premier con un mandato di cinque anni. Un altro aspetto cruciale è il limite di due mandati consecutivi per il presidente del Consiglio per favorire il ricambio politico. Insieme all’elezione del premier, avverrà anche l’elezione dei componenti del Parlamento. Il ddl prevede che una legge ordinaria disciplini il sistema di elezione per la Camera e Senato assegnando un “premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività”.

Nomina, revoca dei ministri e fiducia

La novità prevista è che il Presidente della Repubblica conferirà al presidente del Consiglio eletto l’incarico di formare la squadra di governo attraverso nomina e revoca, su proposta di questo. Rispetto all’attuale Costituzione, la novità è – per l’appunto – il potere di revoca dei ministri. Entro dieci giorni dalla sua formazione il governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. In mancanza, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al premier eletto di formare il governo. Quindi quest’ultimo può fare un nuovo tentativo con un’altra squadra di ministri o anche cercando un’altra maggioranza. In caso di una doppia mancanza, il Presidente della Repubblica andrà a sciogliere le Camere.

Stop ai senatori a vita

Per eleggere il capo dello Stato occorre il quorum dei due terzi dei grandi elettori non più nei primi tre voti bensì nei primi sei scrutini. Il disegno di legge abroga poi il potere del Quirinale di nominare cinque senatori a vita. Quelli attualmente in carica mantengono il loro incarico. Non viene invece toccato l’articolo che stabilisce che i Presidenti della Repubblica al termine del loro mandato diventano senatori a vita.

Controfirma del governo

Viene abolita inoltre la controfirma del governo: nomina del presidente del Consiglio, la nomina dei giudici della Corte Costituzionale, la concessione della grazia e la commutazione delle pene, il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum, i messaggi al Parlamento e il rinvio delle leggi alle Camere.
Una delle novità è l’annullamento del semestre bianco che consente al presidente della Repubblica di sciogliere le camere in qualunque momento.

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