Rino Gaetano, è stato un cantautore italiano, a parlare di lui è la sua musica, semplice e irriverente, un’artista che ha varcato il successo per un brevissimo tempo ma che ha segnato, come lui stesso affermò, anche le generazioni successive. Rino è un menestrello, un cantastorie, il Cecco Angiolieri della musica italiana.
“Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni”.
Un cantautore fuori dalle righe, che attraverso le sue canzoni e la sua goliardia riesce a far riflettere su temi molto delicati e difficili da affrontare.
Rino Gaetano la vita e la carriera
Rino Gaetano, all’anagrafe Salvatore Antonio Gaetano, nasce il 29 ottobre 1950, a Crotone. A casa veniva chiamato Salvatorino, tranne dalla sorella maggiore, Anna, che lo aveva sempre Rino, nome con cui diventerà celebre.
La famiglia, originaria di Cutro, si trasferisce a Roma per motivi lavorativi; Rino a quell’epoca aveva solo 10 anni. Rino studia presso il seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni, in provincia di Terni, dove compone la sua prima opera, un poemetto E l’uomo volò.
L’esordio
Nel 1971 fonda il Krounks, una cover band, composta da 4 persone, in questa fase Rino suona il basso e scrive qualche canzone. I suoi miti sono Enzo Jannacci, Fabrizio De André, Adriano Celentano, ma anche cantanti stranieri come Bob Dylan e i Beatles.
Nel 1969 Gaetano si avvicina. inoltre, al teatro al Folkstudio, noto locale romano dove conosce artisti come Antonello Venditti, Ernesto Bassignano e Francesco De Gregori.
In questo ambiente emerge in maniera alquanto precoce quelle caratteristiche che lo differenziano da tutti gli altri cantanti: la voce ruvida e la sua forte ironia. In quel periodo Rino si esibisce spesso con Venditti, in diversi spettacoli di cabaret, e prese parte a diverse rappresentazioni teatrali.
Dopo il diploma in ragioneria, il padre desidera per lui un lavoro ben retribuito, quello bancario, ma Rino viaggia in direzione contraria, desidera semplicemente sfondare con le sue canzoni.
Il primo 45 giri mai stampato
Nel 1972, conosce il proprietario della casa discografica It, Vincenzo Micocci, e incide il suo primo 45 giri con l’etichetta discografica milanese Produttori Associati, contenente i brani Jacqueline e La ballata di Renzo, ma il disco non venne mai stampato.
Quel suo stile goliardico e demenziale, con quell’ironia molto acuta e tutta sua, lo differenziano dai generi dell’epoca, Rino è un’artista sui generis e fuori dagli schemi. Grazie alla sua caparbietà riesce, due anni dopo il fiasco iniziale, a pubblicare un intero disco, intitolato, Ingresso libero. Rino entra nel mercato ma continua ad essere ignorato dal pubblico e dalla critica.
Il successo con Ma il cielo è sempre più blu
Il vero successo arriva nel 1975 con la canzone Ma il cielo è sempre più blu, Rino arriva, finalmente, in vetta alle classifiche. La canzone fa parte di un 45 giri piuttosto atipico, contenente una sola canzone divisa in due parti. Rino in questa canzone propose diversi spaccati di vita quotidiana, descrivendoli con ironia, luoghi comuni e contraddizioni.
Nel 1976 esce il suo secondo e atteso LP, Mio fratello è figlio unico, partorito dopo lunghi anni di sperimentazioni e di prove. LP contiene un’altra delle sue canzoni più famose, Berta filava.
Rino Gaetano: il Cecco Angiolieri della musica italiana
Dal 1976 al 1978, Rino Gaetano si impone sempre di più sulla scena, il suo stile viene finalmente capito non è una semplice ironia spicciola Rino è un menestrello, un cantastorie, il Cecco Angiolieri della musica italiana. Un cantautore fuori dalle righe, che attraverso le sue canzoni e la sua goliardia riesce a far riflettere su temi molto delicati e difficili da affrontare. Rino diventa il grillo parlante per antonomasia.
Con i successivi LP Aida (1977) e Nuntereggaepiù (1978) la sua carriera è in un rapido crescendo, riscuote consensi sempre più consistenti, fino ad ottenere il terzo posto al Festival di Sanremo del 1978 con la canzone Gianna. Rino si esibisce davanti alla grande platea mostrando tutta la sua ironia scanzonata degna di un vero artista di varietà. Un’esibizione che è rimasta scolpita nella memoria di molti.
Il 1979 con la pubblicazione del disco Resta vile maschio dove vai (il brano omonimo viene scritto da Mogol) segna il passaggio dalla piccola casa discografica It, alla multinazionale RCA e l’inizio di una serie di tournée che lo renderanno popolarissimo in tutta Italia. Da questo album abbiamo il tormentone estivo: l’indimenticabile ballata Ahi Maria.
Dopo questi tanti e brevi successi, arriva per il sensibile Rino la crisi artistica dopo il non del tutto riuscito E io ci sto (1980), cerca altre vie espressive, iniziando a collaborare con artisti come Riccardo Cocciante e i New Perigeo (con i quali incide un ormai introvabile Q-disc).
La vita privata e la morte
Nella vita di Rino Gaetano c’è stato soltanto un grande amore: la compagna Amelia Conte. Si conoscono e si amano da molto tempo prima del suo successo, e decidono di coronare il loro sogno con il matrimonio. Scelgono la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, ma Gaetano mancherà per sempre a quell’appuntamento.
Già sopravvissuto a un terribile incidente stradale nel 1979, Rino non riesce a sopraffare la morte, il destino è beffardo e più forte di lui. Dopo 10 anni dalla pubblicazione de La Ballata di Renzo, canzone presagio, Rino è vittima di un altro incidente stradale.
Rino viaggia da solo, intorno alle 4 del mattino, sulla sua Volvo 343, a causa di un possibile malore prima dello schianto, invade la corsia opposta e si schianta contro un camion. L’impatto, all’altezza dell’incrocio tra via Nomentana e via Carlo Fea, è devastante. All’arrivo dei soccorsi, il cantante, è in coma, vittima di una grave frattura alla base cranica (per aver sfondato il parabrezza) e molte altre ferite tra volto e torace.
Dall’Umberto I di Roma si cerca un posto in un altro ospedale attrezzato per il trattamento chirurgico del suo caso, ma né il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri hanno posti. Ne viene trovato uno dopo diverso tempo, al Gemelli, ma ormai Rino è grave.
Infatti, Rino Gaetano muore il 2 giugno 1981 a Roma che lo porta via a 30 anni. I funerali si tengono nella chiesa dove avrebbe dovuto sposare la sua amata compagna.
“Quel giorno Renzo uscì,
Andò lungo quella strada
Quando un auto veloce lo investì
Quell’uomo lo aiutò e Renzo allora partì
Per un ospedale che lo curasse,
Per guarir…”
Così da perfetto narratore qual era, Rino ci lasciava con le note dolenti della sua canzone, La ballata di Renzo, che ricorderà per sempre la sua tragica sorte.