Cronaca

Roma, falsi certificati e narcotraffico a Rebibbia: 32 misure cautelari, tra cui lo psicologo del carcere

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Foto di repertorio

Un’inchiesta ha portato all’emissione di 32 misure cautelari per falsificazione di certificati e traffico di droga, con il sequestro di 30 kg di stupefacenti, 180.000 euro in contante e cinque Rolex, coinvolgendo uno psicologo del Ser.D.

Falsi certificati e narcotraffico a Rebibbia, 32 misure cautelari

Un’inchiesta che ha portato all’emissione di 32 misure cautelari nel carcere di Rebibbia a Roma il 27 gennaio, ha riguardato due principali reati: la falsificazione di certificati per ottenere misure alternative alla detenzione e il traffico di droga. Le indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno coinvolto uno psicologo del Servizio per le Dipendenze Patologiche (Ser.D) accusato di aver redatto documentazioni false, dietro compenso, per consentire ai detenuti di scontare la pena in condizioni di detenzione più favorevoli. Circa 300 agenti hanno eseguito numerose perquisizioni, sequestrando oltre 30 kg di droga, 180.000 euro in contante e cinque orologi Rolex del valore di 190.000 euro.

Le prime indagini hanno coinvolto quattro persone, di cui due agli arresti domiciliari e due sospesi dal servizio pubblico per un anno, insieme a cinque altri indagati, per i quali è stato fissato un interrogatorio preliminare. I soggetti coinvolti, tra cui lo psicologo dell’ASL Roma 2 di Rebibbia ora ai domiciliari, agevolavano il trasferimento dei detenuti in comunità terapeutiche, falsificando certificati medici che attestavano l’abuso di droghe o la tossicodipendenza. In almeno un caso, un detenuto avrebbe pagato mille euro allo psicologo per ottenere tale favore.

Lo psicologo avrebbe inoltre organizzato una rete di complici che gli segnalavano nuove persone da coinvolgere in questo sistema illecito. Aumentando le ore lavorative, giustificate come attività per prevenire il rischio di suicidi in carcere, riusciva a ottenere somme più alte di denaro dall’ASL. Ma non finisce qui: lo psicologo avrebbe anche vinto un bando da 100mila euro (mai erogato) nell’ambito del “Progetto Sportello” della Regione Lazio, attraverso un’associazione creata con la complicità di operatori sanitari. Le accuse nei suoi confronti comprendono falsa testimonianza all’autorità giudiziaria, falsità ideologica, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e turbativa nel processo di scelta del contraente.

La rete di narcotraffico e l’aiuto dei due avvocati

La seconda parte dell’inchiesta, condotta tramite pedinamenti e intercettazioni, ha riguardato un importante membro del traffico di droga romano. Nonostante fosse detenuto a Rebibbia, grazie alla collaborazione con lo psicologo e all’aiuto di due avvocati, continuava a impartire istruzioni dall’interno, mantenendo il controllo sul traffico di sostanze stupefacenti nel sud-est di Roma e sull’approvvigionamento dalla Olanda.

I due legali, tra cui Sofia Gargano (arrestata), avrebbero anche introdotto nel carcere droga e telefoni cellulari. Il giudice per le indagini preliminari della Procura di Roma ha emesso ordini di custodia cautelare per 28 persone, otto delle quali sono state arrestate in flagranza durante le operazioni dei carabinieri.

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