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Salernitana, la verità di Fabiani sul non arrivo del centravanti

Il giorno dopo la chiusura del mercato Angelo Fabiani sulle colonne del quotidiano “La Città” prova a spiegare i motivi del perché non ha chiuso la trattativa per il centravanti, cosa che manca oggettivamente a questa Salernitana: «Proprietà, allenatore, tifosi e buon senso avevano fissato la priorità: non rompere il giocattolo, non danneggiare la chimica di spogliatoio, tutelare il patrimonio di giocatori a disposizione. Abbiamo impostato la trattativa per un movimento ma tutti invece ci chiedevano in cambio uno dei nostri giocatori: ‘dammi Mendicino, oppure Calil e Negro, anzi Gabionetta’. A quel punto abbiamo desistito: i nostri erano incedibili».

Fabiani è stato vicinissimo a chiudere per Paolucci, trattativa fallita a pochi minuti dalla sirena del gong, qualcosa si è inceppato per Fioretti e per volere di Lotito saltato lo scambio Negro-Della Rocca con il Lecce: «L’addio a Paolucci era subordinato al ritorno di Jefferson nel Lazio. Il brasiliano però poi non s’è più mosso da Livorno. Paolucci aveva detto sì però mancava il tassello-Jefferson. In ogni caso, prendere altro in cambio di cessioni di lusso non avrebbe avuto assolutamente senso. Perché avrei dovuto privarmi di Calil, il bomber del girone? L’avevo detto alla presentazione di Moro: il mercato degli attaccanti è particolare, punte alla nostra portata non ne intravedo. Così è stato. U n conto è prendere Van Basten, un altro gente che pareggia il valore dei nostri ottimi calciatori. Dopo che facevamo? Chi veniva sacrificato. Anche per Fioretti ballava la contropartita. Tecnica. Soltanto tecnica. Per Negro, invece, il discorso è più ampio: nell’ultimo giorno di mercato non s’è impuntato, anzi ha dato disponibilità a restare in granata, a patto di sentirsi importante, al centro di un progetto. L’allenatore ha detto sì, la società ha detto sì. Negro, quindi, ha detto sì».

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