Intesa raggiunta per l’incremento retributivo degli operai agricoli e florovivaisti nella provincia di Salerno. Dopo mesi di trattative c’è l’intesa tra associazioni e sindacati: “Rinnovata attenzione al welfare garantito dall’Ente bilaterale”.
In agricoltura retribuzioni più alte per oltre 25mila addetti
Intesa raggiunta per l’incremento retributivo degli operai agricoli e florovivaisti nella provincia di Salerno. Un aumento del 6% per tutte le categorie, dopo nove mesi di discussioni tra Coldiretti, Confagricoltura e Cia da un lato, e Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dall’altro. L’intesa è stata firmata nel pomeriggio di giovedì presso l’Ebat e concerne circa 25mila lavoratori del settore nella provincia.
L’incremento salariale sarà attuato a partire dal 1 ottobre 2024, con un primo 4% e un ulteriore 2% che sarà erogato a partire da aprile 2025, per una durata di quattro anni. Hanno firmato l’accordo i presidenti provinciali delle associazioni di categoria, Ettore Bellelli, Antonio Costantino e Giuseppe Greco, rispettivamente per Coldiretti, Confagricoltura e Cia, mentre per il fronte sindacale hanno sottoscritto Alferio Bottiglieri, Michele Alessio e Ciro Marino, segretari di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. Grande soddisfazione per il traguardo ottenuto, che offre risposte concrete a circa 25mila lavoratori nella provincia, per un totale di tre milioni e mezzo di giornate di lavoro.
“Con questo rinnovo – hanno sottolineato Bellelli, Costantino e Greco – perseguiamo la strada della valorizzazione del lavoro in agricoltura, il miglioramento delle prestazioni welfare garantite dall’Ente bilaterale e diamo risposte concrete a tutti i lavoratori del comparto e alle aziende agricole”.
Gli ultimi dati
L’accordo giunge in un momento difficile per il settore agricolo della Piana del Sele e, più in generale, per la provincia di Salerno. Nell’ultimo anno, infatti, si è registrata una diminuzione del 3,8% rispetto al 2021. Questo è quanto riportato nel bollettino statistico della Fondazione Metes, redatto sulla base dei dati forniti dall’Ispettorato nazionale del lavoro riguardanti il comparto agricolo. Una delle ragioni della “fuga dalla campagna”, che coinvolge sia lavoratori italiani che stranieri, sembra derivare da una retribuzione troppo bassa rispetto al costo della vita.
Di conseguenza, la scarsità di manodopera finisce per avere un impatto positivo sui contratti di lavoro per gli operatori del settore. È sufficiente considerare che la retribuzione giornaliera è passata da una forchetta di 25-30 euro di qualche anno fa agli attuali 43 euro netti per inquadramento base, con un incremento del 6% fino a oggi.
“Rispetto al precedente contratto di lavoro sono stati introdotti anche nuovi profili nella classificazione del personale tra cui: addetti al taglio dell’erba con attrezzi manuali ivi compresi decespugliatori a motori; aggiunto responsabile di sala e reception, ivi compresi l’accettazione delle prenotazioni informatiche nell’azienda agrituristica; operatore di sala e di cucina nell’azienda agrituristica; addetti alla vendita diretta extra aziendale – spiegano i presidenti delle associazioni di categoria – importi aumentati anche per il rimborso forfettario trasporti, nella misura del 30%”.